Aiuto! Delirio! Questa città è una grotta, è un pozzo, è una fontana, è un oceano. Non a caso c’è tanto mare. Azzurro. I colori della squadra. Che inquietudine che fa l’idea di un popolo che dopo mille anni di sconfitte, e trent’anni dall’ultimo scudetto con il proprio re caduto. Il popolo vince una volta ancora, alla fine della speranza, alla fine di un’angoscia tragicomica che sembra stampata nel cuore delle anime di chi nasce qui, alla fine di un credo che dice “Io nce ‘a faccio, io nun ce ‘a faccio, io songo ‘e Napule, io moro ‘e Napule”. Il popolo vince, insieme alla squadra di calcio della sua città. E in questo caso non è solo una città. La “guerriglia quotidiana”, la pena, una forza, il vigore e le virtù.
Tenere la “cazzimma”, accettare le sfide, accettare pure l’ingustizia, le piaghe, il colera, ci sta na grande montagna nera, le periferie, Sorrento, gli scavi, il cimitero delle fontanelle. Parlanno d’ ‘e rre muorte uh Madonna Mia è arrivato Bassolino! P’ ‘a munnezza, ‘o stadio fa schifo, ADL Pappone, ‘o stencil d’ ‘e Fedayn pe tutte ‘e pparte, quindi la curva B, Nino D’angelo negli anni 80, i tribunali, po’ nun ce stanno santi né avvocati. Il popolo che non è solo il popolo di una città. È un popolo di persone vive, vere: è pretenzioso pensare, che forse lo siano più di altri? È pretenzioso affermare che sembrano, da sempre, vivere in qualche modo più degli altri? Ecco i Napoletani, che sono come i Newyorkesi ma anche come i Marocchini, e i Francesi, e gli Spagnoli. Solite cose. Ecco i Napoletani che nella modernità sembrano essere il tema più fertile e d’intrattenimento d’Italia, forse del mondo. Una macchietta, come sempre, ma che come sempre è successo, riesce a prendersi le sue soddisfazioni, alla fine della flemma, alla fine della “foia”, il napoletano che riesce è calmo, soddisfatto, pieno di vita, umile. Quello buono, sia chiaro. ‘O malamente nun ‘o mettimmo poprio mmiezo. Il popolo del mondo di Napoli torna a vincere. E che paura, aiuto, delirio! Qualunque persona dovrebbe rabbrividire all’idea del popolo napoletano che vince, dopo trent’anni
nel calcio e nel cuore. Perché è una forza, una festa troppo grande, un’amenissima follia collettiva, il popolo che adesso ha vinto veramente. Ecco, si prenderà tutto quello che si deve prendere. E sarà un delirio. Come ogni volta ca ce sta quaccosa ca tutte quante vedeno o senteno. Succede ‘o panico! O meglio, Il delirio più folle che ci sia.
Fabrizio, Scampia, Napoli.
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