È sempre più evidente il degrado ed il menefreghismo istituzionale nei confronti di alcune aree partenopee che ne simboleggiano il glorioso passato e sono ormai luoghi-simbolo della città. Una di queste è la zona in cui si trovano le statue dei “Palafrenieri”, al Palazzo Reale, dono dello zar di Russia Nicola I al re Ferdinando delle Due Sicilie, ormai diventata una vera e propria discarica in cui è possibile trovare resti di cibo, bottiglie di vetro e anche deiezioni umane e animali. Queste statue vennero regalate nel lontano 1846 al regno guidato dai Borbone, considerato uno tra i più ricchi e potenti d’Europa. Queste statue sono opera dello scultore russo Pjotr Klodt Von Jurgensburg, e rappresentano due palafrenieri nell’atto di domare i rispettivi cavalli imbizzarriti. Vennero inizialmente collocate a ridosso del teatro San Carlo, e solo successivamente messe dove le conosciamo noi oggi, ovvero di fronte al Maschio Angioino, simbolo anche quest’ultimo della città di Napoli. Inoltre, l’amicizia tra Napoli e la Russia è di natura secolare, e durante il XIX secolo queste due potenze erano i bastioni del conservatorismo europeo, mantenendo una politica interna simile. Fu proprio qui che la zarina Alexandra riuscì a guarire i suoi mal di petto, dato che, all’epoca, era costume muoversi verso il (non ancora) Sud Italia per “curarsi”. A darci notizia di ciò è l’articolo di Antonio Folle, pubblicato dal Mattino, che riporta anche la denuncia del presidente del Movimento Neoborbonico Gennaro de Crescenzo.

Nel 1846 lo zar russo Nicola I regalò a Ferdinando II di Borbone e al Regno delle Due Sicilie le due statue che oggi ammiriamo presso il Palazzo Reale di Napoli sul lato che affaccia sul Maschio Angioino – spiega il presidente del Movimento Neoborbonico Gennaro de Crescenzo – si tratta di due bellissime statue uguali a quelle che si possono ammirare a San Pietroburgo e lo zar le utilizzò per ringraziare il Borbone per la grande accoglienza riservata tempo prima alla sua famiglia ed in particolare alla zarina guarita proprio qui da alcune sue malattie. Quelle statue sono anche il simbolo della grande amicizia tra due grandi nazioni: quella russa e quella napoletana con i conseguenti e proficui rapporti politici, culturali e commerciali. Il simbolo della grandezza di un regno, quello delle Due Sicilie, che era tra i più ricchi e potenti al mondo e con il mondo, alla pari, trattava fino al 1860 e a quella unificazione italiana che portò con sé una questione meridionale mai conosciuta prima e tuttora aperta e drammatica.” Inoltre, il presidente del movimento continua denunciando la situazione in cui riversa una delle zone più note ed ambite dai turisti, ma anche amate dal popolo partenopeo, che molto spesso non riceve le giuste attenzioni da chi dovrebbe di dovere. “Qui non si tratta di essere nostalgici ma di conoscere davvero il passato della nostra terra e di amare davvero la nostra terra. Due elementi che non appartengono a chi ha ridotto quegli spazi in quel modo e parliamo di chi da mesi se non da anni, evidentemente, non si cura neanche della ordinaria pulizia. Non è così che si amministra la nostra ex capitale.”

(Erica Esposito)