Nel 1740, Antonio Medrano ed Antonio Canevari diedero inizio ai lavori di costruzione della grandiosa residenza di Carlo di Borbone. L’edificio principale è diviso, dalla “strada regia” che lo attraversa, in due parti: il palazzo inferiore, che si apre verso il mare sviluppando ai lati della facciata due bassi corpi di fabbrica coperti a terrazza, e quello superiore, rivolto verso il Vesuvio. Magnifici sono gli spazi interni: la cappella, le scale monumentali, i saloni splendidamente decorati e, in quel tempo, arredati. Vastissimo è il parco alberato e fiorito, opera di Francesco Geri, di cui un’ampia superficie era destinata alle cacce reali, arricchito da Carlo e dai suoi successori con fontane, peschiere ed edifici. Del complesso immobiliare facevano ancora parte, oltre alla Villa d’Elboeuf, palazzo Caramanico, palazzo Palena, palazzo Santobuono, il palazzo Mascabruno che accoglieva le regie scuderie, gli alloggi militari e il palazzo Valle, con il portale decorato con marmoree teste di cavallo, quartiere delle reali guardie del corpo. La reggia di Portici con il parco è oggi sede della Facoltà di Agraria dell’ Università di Napoli; i palazzi Mascabruno e Valle, di proprietà dello Stato italiano, sono il primo, purtroppo, episodicamente tra l’Università, il Comune di Portici e il Ministero della Difesa e il secondo sede della Scuola militare agenti di custodia. Ma l’ora decisiva, per la rinascita di questo gioiello settecentesco, è finalmente arrivata. Un viaggio nella memoria attraverso una delle prime affascinanti esperienze di musei di antichità in Europa. L’atmosfera dell’ Herculanense Museum , inaugurato nel 1758 da Carlo III di Borbone, rivive dopo due secoli e mezzo, attraverso tecniche multimediali e l’esposizione di copie di opere ed oggetti, nel piano nobile della reggia di Portici. Re Carlo raccolse e conservò, in una ala di questo complesso architettonico, tutti i reperti archeologici rinvenuti nelle cittadine vesuviane. Le collezioni furono, poi, trasferite a Napoli nell’attuale Museo Archeologico Nazionale per il timore che un’eruzione, come quella del 1779, potesse investire la reggia. Ristrutturato nella prima metà del XVIII secolo, il Palazzo Reale fu abbandonato nella metà dell’ottocento, subendo un lento ed inarrestabile declino. Come già accennato sopra, fu destinato alla Real Scuola Superiore di Agraria, dopo essere stato acquistato nel 1876 dalla Provincia di Napoli. Nel 1997 l’architetto Tommaso Russo è stato incaricato dal Soprintendente per i Beni Architettonici ed Ambientali di Napoli e Provincia, al recupero della dimora borbonica, dallo stato di abbandono in cui versava. Nel Gennaio del 2002, la provincia ha affidato alla soprintendenza per i Beni Architettonici, diretta dall’architetto Enrico Guglielmo, il compito di elaborare un Piano di Fattibilità per il restauro e la valorizzazione della Reggia. Da lì l’idea di riproporre l’Herculanense Museum, con l’intenzione di restituire la memoria dell’antico museo, del clima culturale in cui esso si era formato, delle vicende storiche dei ritrovamenti archeologici e dei personaggi che avevano dato vita alle attività di conservazione e restauro. Il progetto e l’esecuzione del restauro architettonico dell’ala destinata al Museo sono stati curati dagli architetti Maria Luisa Margiotta, Maria Elena Palumbo e Tommaso Russo. L’ordinamento scientifico dell’esposizione è stato curato, per gli aspetti archeologici, da Renata Cantilena e, per gli aspetti storici-artistici, da Annalisa Porzio che ha diretto il restauro degli apparati decorativi delle sale. Lo studio e l’allestimento museale delle sale sono stati elaborati e diretti dagli stessi professionisti con la consulenza progettuale dell’architetto Mariella Barone, mentre il progetto multimediale è stato ideato dal professor Raffaello Mazzacane, direttore del Centro Audiovisive dell’Università Federico II. Il coordinamento generale degli interventi è stato svolto dal Soprintendente Enrico Guglielmo. Il progetto del ripristino della raccolta borbonica ha riportato il Museo Ercolanese al suo antico splendore, ricostruendo gli ambienti, le decorazioni e gli arredi perduti e realizzando pannelli espositivi, corpi illuminanti, plastici, modelli e tecnologie multimediali, senza che i reperti fossero trasferiti da Napoli. Al museo si accede attraverso lo scalone monumentale. Il visitatore, attraversando la grande porta d’ingresso, si immette in un loggiato chiuso che porta a quindici sale, dalla prima, intitolata “Il Sito Reale di Portici”, allestita con ampie pannellature rappresentanti iconografie e cartografie storiche che rappresentano la progressiva costruzione del Sito, all’ultima, intitolata “La Stanza dei papiri”, nella quale è presentata una ricostruzione in legno della macchina per lo svolgere dei papiri, ideata da padre Antonio Piaggio. Un “recupero del senso”, una ricostruzione virtuale costituita da un immenso patrimonio di documenti, reperti e testimonianze, che ci farà tornare magicamente indietro nel tempo.
Massimiliano Piccenna.
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