“La questione meridionale non è colpa dei meridionali” (Deirdre Nansen McCloskey, economista di fama mondiale presso l’Università di Chicago). È la tesi che portiamo avanti da anni e che, pure ammettendo colpe oggettive delle classi dirigenti locali, dimostra come un intero sistema politico nazionale abbia creato (e non risolto) le questioni meridionali. Ho inviato alla prof.ssa McCloskey una lettera di ringraziamento per queste parole semplici e chiare. Mi ha risposto dopo poche ore con i complimenti per i miei progetti di ricerca sul Sud e le (vere) ragioni dell’emigrazione meridionale (“ho un marito italoamericano”) e un ulteriore tassello di verità storica: forse, così come è stato realizzato, il Risorgimento -per la McCloskey- è stato un “errore”; forse il Sud potrebbe fare meglio “da solo” magari valorizzando le sue eccellenze: “dovete avere più fiducia in voi stessi e nelle vostre possibilità”.
In una recente intervista era stata ancora più chiara: “Con addosso una giacca sartoriale napoletana tutti indistintamente appaiono eleganti: alti, bassi, grassi e magri. Non c’è differenza. Avete capito che fortuna avete tra le mani? Il contesto è importante: molti degli italiani sbarcati tanti anni fa in America hanno conosciuto il successo perché hanno trovato le condizioni giuste per sviluppare le proprie abilità o inseguire i propri sogni.
Da voi sono molti i giornalisti e gli intellettuali che seminano pessimismo, così vi fate male da soli: dovete inaugurare una nuova narrativa”. Grazie ancora alla prof per avere dimostrato ancora una volta che certe tesi (le colpe non solo meridionali delle questioni meridionali, la “criminalizzazione” sistematica del Sud,
la campagna “compra Sud”, il progetto dell’Accademia delle Eccellenze di Napoli e del Sud, tra l’altro) non sono (solo) neoborboniche e possono essere preziose.
Gennaro De Crescenzo