Il governo ha più volte annunciato che il 40% del Recovery Fund sarebbe andato al Sud per una cifra pari a 82 miliardi. Senza tornare alle denunce di qualche mese fa (al Sud sarebbe spettato il 70% circa in base ai parametri europei fissati per colmare il gap Sud-Nord), la situazione sembra addirittura peggiorata avvalorando il pessimismo di diversi meridionalisti (e del Movimento per il Nuovo Sud). Non c’è traccia di quegli 82 miliardi nel piano governativo presentato e approvato da Bruxelles. Analizzando le “linee di investimento” al Sud sono assegnati non più di 35 miliardi e si tratta di assegnazioni non certe, in diversi casi non nuove e legate ai singoli ministeri, ai bandi o agli enti locali con possibilità evidenti che i fondi assegnati possano diventare anche meno. Poche o assenti le indicazioni “territoriali” anche in riferimento ai grandi servizi pubblici (pensiamo, tra l’altro, agli asili nido) e proprio dove è più grave il gap. Siamo di fronte all’ennesima beffa ai danni del Sud? I segnali, secondo l’economista Gianfranco Viesti (Il Mattino 6/6/21) sembrano chiari e inquietanti.
Qui dubbi non ce ne sono: servono sempre di più nuove classi dirigenti autenticamente meridionali e meridionaliste.
Commissione Economia,
MOVIMENTO PER IL NUOVO SUD