Mentre continuano le proteste sul 40% del Recovery Fund assegnato al Sud (e non il 65-70% previsto dall’Europa) con il movimento dei 500 sindaci del Recovery Sud, alcuni movimenti meridionalisti e anche il Movimento per il Nuovo Sud, in un suo post nella serata del 19/4, il ministro Carfagna ha chiarito alcuni punti. Emerge su tutto un’affermazione: “È vero che un anno fa, quando l’Europa varò l’operazione del #NextGenerationEu, la suddivisione dei fondi tra gli Stati fu decisa in base a un algoritmo che valorizzava i dati del #Pil, del numero degli abitanti e della disoccupazione. È vero che quel principio, se fosse stato adottato a livello nazionale per dividere i fondi tra Nord e Sud, avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60%. Ma questo non è successo. L’esecutivo dell’epoca ha scartato l’idea e ha costruito diversamente l’impalcatura del #RecoveryPlan sulla quale tutti noi, successivamente, abbiamo dovuto lavorare”.
Trattandosi di una vicenda delicata per il futuro dei meridionali (circa 60 miliardi di euro in meno per colmare divari antichi di 160 anni), il Movimento per il Nuovo Sud ha inviato al ministro Carfagna un quesito urgente per approfondire la questione e accertare, documenti alla mano, responsabilità e colpe e, nel caso in cui si accertasse che questo governo non ha avuto la possibilità di cambiare quelle clausole, anche eventuali meriti.
MOVIMENTO PER IL NUOVO SUD