Era il 1589 quando quel genio napoletano di Giovan Battista Della Porta pubblicò i suoi studi matematici sugli effetti della luce in relazione agli specchi ed alle lenti (nei libri “De refractione optices”), disegnando di fatto, il primo telescopio al mondo ed una “Camera obscura” (termini utilizzati per la prima volta dal Della Porta nei suoi studi pubblicati nel 1558 e non da Daniele Barbaro nel 1568 nel suo volume “Pratica della prospettiva” né tantomeno da Keplero nel 1604 nel suo trattato di ottica, “Ad Vitellionem paralipomenanel” come affermano alcuni storici). Ma del telescopio ne parliamo più avanti.
Giovanni Battista Della Porta, nacque a Vico Equense (anche se altre fonti affermano che sia nato a Napoli) l’1 novembre del 1535, ma visse dal 1546 e sino alla sua morte (4 febbraio 1615), nel palazzo di famiglia, ovvero il Palazzo Della Porta che fa angolo tra la Pignasecca, via Toledo e piazza Carità a Napoli (via Toledo 368 ma affaccio anche nella Pignasecca), finito di costruire proprio in quell’anno (1546) lungo le originarie mura angioine e su suolo donato dai monaci di Monteoliveto, proprio sulla nuovissima via Toledo voluta dal vicerè Don Pedro de Toledo. Sull’ingresso del palazzo si può ancora ammirare lo stemma di famiglia (stemma che ritroviamo anche sulla lapide funebre posta nella chiesa di S.Lorenzo Maggiore, dove è sepolto Giovan Battista).
Se da piazza Carità entrate nella Pignasecca e volgete lo sguardo sulla facciata del primo palazzo a destra, leggerete una lapide commemorativa (posta dal Comune di Napoli verso la fine dell’800) che ricorda che in quel palazzo visse ed operò il genio napoletano.
Come usanza dell’epoca, studiò in casa, ed ebbe un’educazione molto meticolosa. La casa era frequentata dai più grandi studiosi dell’epoca (tra cui anche Tommaso Campanella).

Scienziato, esperto di matematica, astrologia, meteorologia, alchimista (più di 200 anni prima del Principe di San Severo, Raimondo di Sangro e per questo finito anche nella morsa dell’inquisizione e della censura del papato). A soli 15 anni (nel 1558) pubblicò la prima versione (in 4 volumi) di quella che può esser considerata un’enciclopedia scientifica “Magiae Naturalis sive de miraculis rerum naturalium” (che nelle versioni successive verrà tradotto in diverse lingue tra cui l’arabo) che trattava di cosmologia, geologia, mineralogia, ottica, medicina, veleni, chimica, smalti, ceramica, botanica, distillazione, magnetismo, cosmesi, polvere da sparo, crittografia, ecc…
Pubblicò un’infinità di studi, teorici ed applicati. Fu anche filosofo e persino commediografo. Membro di molte accademie tra cui quella dei Lincei (ovvero il fior fiore degli scienziati ed inventori) ma persino della prima accademia che trattava letteratura in lingua napoletana (Schirchiate de lo Mandracchioe ‘mprovesate de lo Cerriglio) fondata da uno dei massimi poeti del barocco letterario, Giulio Cesare Cortese (con sede proprio nella casa del Cortese).
Nel 1593, a Padova, incontrò Galileo Galilei (con il quale, molto probabilmente scambiò teorie e studi). Il 25 agosto del 1609, lo stesso Galilei presentò a Venezia il telescopio come sua invenzione. Il napoletano rivendicò la sua opera (già descritta nel 1589 nel “De refractione optices”, “Sull’ottica di riflessione”) ed infatti scriverà nell’agosto del 1609, una personale lettera all’amico scienziato romano Federico Cesi, dove, in modo diretto scrive: “…lo strumento è una coglionaria…presa dal mio libro 9 de refractione…“.
Mai fidarsi degli amici!

Fonti:
Storia delle Accademie d’Italia, vol.V, 1930 di Michele Maylender
Archivio Storico per le province napoletane (Società di Storia Patria), anno V, fasc. I – 1880
Atti del convegno “Dall’antico istituto di incoraggiamento all’Istituto G.B.Della Porta (7/5/2016)
Portale Galileo (sul web)

Davide Brandi