In quasi tutto il mondo, anche se con date diverse, viene celebrata la festa del papà,  la cui origine pare  risalga all’inizio del 900, quando per la prima volta  negli Stati Uniti nello stato del West Virginia fu ideata questa ricorrenza. Dal 1968 anche in Italia, per ragioni di equità con le mamme e naturalmente per motivi commerciali, i papà hanno  avuto ufficializzata la  loro festa, che  viene collegata al giorno della ricorrenza di San Giuseppe il 19 marzo, che, come è ben noto, nella tradizione cattolica è il padre per antonomasia, oltre a essere il protettore dei falegnami, degli orfani e delle fanciulle nubili. Come ogni festa che si rispetti anche  per celebrare questa ricorrenza  ogni paese ha un  proprio dolce tipico che viene preparato per l’occasione. In Campania il 19 marzo per la festa di San Giuseppe e del papà è tradizione preparare e gustare una particolare leccornia: la zeppola di San Giuseppe.  Questo dolce, diffuso  a partire dall’ottocento, soprattutto a Napoli e nella zona vesuviana ( pare, però, che nessun collegamento ci sia con il comune di San Giuseppe vesuviano) è in effetti una versione dell’antichissima zeppola fritta, un piatto povero, che viene arricchito in onore di San Giuseppe e  dei papà con crema e amarene.  Nella sua versione attuale pare nasca, come tanti altri dolci, come preparazione conventuale, secondo alcuni nel convento di San Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia, ma c’è anche chi ne attribuisce l’invenzione alle monache della Croce di Lucca o a quelle dello Splendore; la prima testimonianza scritta  però della zeppola di San Giuseppe è  del 1837 ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti. Questo delizioso dolce  si prepara con una semplice pasta bigné che, con una forbice a stella o con  un sac a poche, viene diviso in ciambelle con un buco molto stretto, da friggere in olio caldo, guarnite con crema pasticciera e amarene e cosparse di zucchero a velo. Naturalmente per questioni dietetiche esiste  anche un’altra versione cotta al forno, ma la ricetta  vera è senz’altro quella fritta. . Ricetta peraltro  di antichissime origini citata già da scrittori latini, che narrano di frittelle di frumento consumate durante le  Liberalia , feste in onore delle divinità del  vino e del grano,  che si svolgevano all’inizio della primavera per omaggiare Bacco e Sileno. Le zeppole di San Giuseppe sono in effetti discendenti di queste antiche frittelle, come lo sono anche altre dolci simili diffusi in altre parti d’Italia con qualche variante e con nomi diversi: ed ecco che a Palermo ci sono gli sfinici , a Roma e Firenze le frittelle, nel Canton Ticino i tortelli fritti.

Brunella Mercadante