Grillo, Renzi, le verità storiche e quei primati del Regno delle Due Sicilie. E avanti il prossimo…Non abbiamo mai fatto campagne elettorali e non le faremo ma, intanto, qualche osservazione su quanto è stato dichiarato da Grillo (e da Renzi) può essere utile collegandola a quanto il leader di M5S aveva dichiarato fin dal 2008 (le scuse ai Napoletani per quello che ci avevano fatto dal 1860 alla “terra dei fuochi”). Nella piazza del quartiere più popolare di Napoli, alla Sanità, Grillo è tornato sui fatti dell’Olimpico facendo chiarezza e giustizia a favore dei Napoletani e ha dichiarato che se fosse stato napoletano avrebbe fischiato anche lui l’inno: “avete associazioni antichissime, l’associazione dei disoccupati qui è nata nel 1860, avevate inventato tutto, i Borbone avevano fatto tutto, lo stato qui non esiste, vi ha portato via tutto, è venuto solo a farvi cattiverie. Ma quali fratelli d’Italia? I fratelli della massoneria, della P2 e della camorra? O i fratelli del Nord che vi hanno portato tonnellate di rifiuti tossici? Di che c… d’Italia parliamo?”. Sono parole che, contrapposte a quelle di politici e opinionisti più o meno famosi che, senza neanche soffermarsi a capire, hanno etichettato come “ignoranti o incivili” quei fischi all’inno, fanno riflettere e fa riflettere anche un altro aspetto: Grillo ha citato ancora una volta quei Borbone che “avevano fatto tutto” (e non genericamente detto “avevate tutto”) e non è un caso se tutti i media (tranne, tra le righe della versione cartacea, Il Mattino) hanno trascurato questo passaggio così come capitò quando a proposito di macro-regioni citò esplicitamente il Regno delle Due Sicilie. Aumentano, intanto, coloro che dalle colonne dei quotidiani nazionali (in testa il Corriere della Sera) dicono di temere “il populismo sudista o neoborbonico” di Grillo o, come giustamente ribadito da Pino Aprile (riferimento sempre più seguito dell’altro modo di raccontare il Sud di ieri e di oggi) sempre su Il Mattino, pensano che possa raccogliere molti voti “sventolando la bandiera di chi si sente depredato, una bandiera che richiama nella sua casa quanti si sentono derubati di storia e di identità prima ancora che di ricchezza economica”. In tanti, ormai, preannunciano un grande successo al Sud per il Movimento di Grillo e di sponda, allora, il premier Renzi ha rincarato la dose nella sua visita a Napoli: “Renzi fa il neoborbonico”, titolavano i quotidiani locali e nazionali, quando ha dichiarato ai sindaci schierati davanti a lui che condivideva le rivendicazioni storiche ed era rimasto colpito “dai primati e dai dati del Sud ai tempi del Regno delle Due Sicilie con il Sud al primo posto per sviluppo industriale, per occupati, per la più bassa pressione fiscale, per il rapporto debito-pil, le industrie metalmeccaniche e navali o la quantità di produzione agricola… tanto che questo territorio ha guidato l’Italia in termini economici”.
“Tutta campagna elettorale”, “lo ha detto solo per prendersi i voti”, dicono in tanti… Sarà pure vero ma, da Movimento Neoborbonico, da movimento culturale, possiamo anche ringraziare i “dichiaranti” per il contributo dato alla diffusione della verità storica e possiamo registrare un fenomeno culturale ancora più significativo se fossero solo elettoralistici i motivi di quelle dichiarazioni: siamo andati oltre Galli Della Loggia (“ormai nella intellettualità diffusa meridionale tutti pensano quelle cose”) perché ormai in tutta l’Italia prevalgono quelle idee e in tanti pensano (addirittura il capo -toscano- della maggioranza e quello -ligure- dell’opposizione) che debbano rientrare nelle loro agende politiche e che possano diventare anche (tanti) voti… Con buona pace dei soliti intellettuali ufficiali che, sempre più soli (di qui la loro rabbia e un senso di frustrazione crescente), si oppongono in maniera fallimentare all’onda lunga di verità storiche, frutto in gran parte di ricerche e attività neoborboniche e con preziose accelerazioni (“Terroni” su tutto) capaci (senza mezzi ma con passione e documentazione) di smantellare un monopolio culturale totalitario che durava da un secolo e mezzo. E’chiaro, poi, che i neoborbonici sapranno distinguere posizioni e motivazioni più o meno sincere dei “neo-neoborbonici” magari dando un occhio a quello che le loro parti politiche hanno finora realmente fatto per il Sud e magari senza il diritto di “resettare” le scelte antimeridionali di ieri o quegli slogan sempre più inaccettabili degli ultimi tempi (“tutta colpa del Sud”, “il Sud faccia da solo” ecc.ecc.). Una ulteriore e importantissima dimostrazione, comunque, del successo delle nostre ventennali “battaglie” con molti spunti da approfondire per il futuro.
Domenico Matania