Il Regno di Francesco I delle Due Sicilie, non emerge per particolari progressi della marina militare e mercantile, a causa della sua breve durata e delle preponderanti questioni di ordine politico da affrontare all’indomani della parentesi napoleonica. Con Ferdinando II, al contrario, si ritorna in maniera energica ad una riorganizzazione del Regno, riorganizzazione che interessò quasi tutti gli ambiti di governo. Lo sviluppo navale di quegli anni fu nello stesso tempo causa e conseguenza di una significativa fase di sviluppo industriale che portò alla nascita dello stabilimento di Pietrarsa, al confine tra Napoli e Portici, prima industria metal-meccanica sorta in territorio italiano che provvedeva alla lavorazione di manufatti in ferro ad uso navale oltre che ferroviario. Fu grazie ad infrastrutture di questo tipo che si rese possibile la produzione di unità a vapore. Si provvide, quindi, alla costruzione del corpo Personale di Pilotaggio e istituita, sempre a Pietrarsa, una Scuola di Ingegneri Meccanici e una Scuola per Macchinisti. In ambito più strettamente militare, si arrivò all’istituzione del corpo dei cannonieri e dei marinai.
L’Armata di mare delle Due Sicilie era quindi, senza alcun dubbio, la più avanzata d’Italia. L’occasione di dimostrare la sua potenza si presentò già nel 1833 quando insieme alla marina Sarda si operò un’azione comune contro il bey di Tunisi, azione che si concluse con la vittoria degli italiani e un trattato di commercio che attribuì al Regno delle Due Sicilie la clausola di “nazione più favorita”. L’anno dopo a esattamente un secolo dall’indipendenza del Regno di Napoli, al tempo in balia delle incursioni barbaresche, la flotta borbonica, tramite una spedizione dimostrativa al largo del Marocco, ottenne che un console del Regno si stabilisse a Tangeri e che fosse riconosciuta piena libertà di traffico alle navi di “Real bandiera borbonica coverte”. La potente flotta del Regno delle Due Sicilie non si fermò al Mediterraneo. Le navi a vapore napoletane in occasione di diverse campagne oceaniche, attraversavano infatti con disinvoltura l’Oceano Atlantico. Nel 1843 il vascello Vesuvio e le fregate Partenope, Amalia e Regina Isabella, comandate dal capitano di Vascello Raffaele De Cosa, fecero da scorta alla sorella di Ferdinando II, la principessa Teresa Cristina di Borbone- Due Sicilie, che doveva recarsi in America per raggiungere Don Pietro II di Braganza, imperatore del Brasile, che aveva sposato per procura a Napoli. L’anno dopo la fregata Urania fu la prima nave da guerra italiana a visitare gli Stati Uniti, risalendo la costa dal Brasile in occasione di una crociera d’istruzione. L’importanza che la giovane marina borbonica aveva raggiunto, colpì l’opinione pubblica italiana e internazionale al punto che già nel 1842 iniziarono i “pellegrinaggi” di alcuni ufficiali della Marina Sarda per studiarne i progressi. La marina militare napoletana partecipò anche a delle operazioni di guerra nei mari italici in occasione ad esempio della prima guerra d’indipendenza contro l’Austria, nel 1848, quando Ferdinando inviò una divisione al comando di Guglielmo Pepe per liberare Venezia, salvo poi doversi ritirare a causa dei moti di maggio ai quali Ferdinando reagì, a settembre dello stesso anno, con la cosiddetta operazione anfibia tramite la quale riconquistò Messina con 7 unità da trasporto a vapore e 20 barconi da sbarco. Con la fine di questo tormentoso periodo, terminò anche la costruzione di diverse interessanti unità che sarebbero state assimilate successivamente dalla Regia Marina Unitaria. Parliamo del vascello Monarca, poi ribattezzato Re Galantuomo, la più potente unità da guerra tra le flotte pre- unitarie simile all’Amerigo Vespucci, tra l’altro costruita dallo stesso cantiere poco meno di un secolo dopo, ma anche della pirofregata Ettore Fieramosca, prima nave azionata da una caldaia di produzione nazionale. I progressi tecnici, le conquiste diplomatiche, i plausi ricevuti a livello internazionale portarono il ramo napoletano del Regno borbonico a potersi finalmente svincolare dai trattati stipulati all’epoca del vicereame spagnolo e ormai fuori tempo, che regolavano i rapporti con le principali potenze europee. Ecco quindi che nel 1845 Spagna, Francia, e Inghilterra furono messe in condizione di stipulare dei trattati commerciali per assicurarsi il “trattamento scambievole” con la cosiddetta “nazione più favorita”. A questi seguì il trattato con gli Stati Uniti nel 1847 che aprì finalmente la stagione dei commerci intra -oceanici con le navi a vapore. Nel 1854 il Sicilia, di ben 1200 tonnellate e 300 cavalli, guidato da Ferdinando Cafiero, fu la prima nave a vapore dell’Europa meridionale a sbarcare negli U. S. A. per scopi commerciali.
Nel 1855, secondo il Fortini, il Regno delle Due Sicilie arrivò ad occupare nei porti francesi il secondo posto dopo l’Inghilterra, per naviglio a vapore e volume di merce esportata.
Francesca Romano
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