L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli è stato da sempre il riferimento principale della cultura giacobina e risorgimentalista sistematicamente lontana dalle radici culturali borboniche, tradizionaliste e cattoliche di Napoli: ogni anno, dal 1975, centinaia di seminari, dibattiti e pubblicazioni unilateralmente e monopolisticamente legate alla cultura “ufficiale” con decine di milioni di euro di finanziamento pubblico stanziati fino alle attuali questioni sollevate negli ultimi giorni. Senza entrare nel merito specifico delle attività e dei legami concreti e reali con il territorio e con tutta la sua storia e la sua cultura e senza entrare nel merito del successo delle stesse iniziative che hanno trovato più spesso riscontri all’estero piuttosto che nella nostra città, in un momento di crisi grave come quello che stiamo vivendo, sarebbe necessario un dibattito serio e approfondito sul ruolo di certe istituzioni e sulle loro responsabilità, sul fallimento e sui limiti di un certo tipo di cultura anche in merito all’attività di formazione che esse svolgono se è vero che, come universalmente riconosciuto, Napoli e il Sud non hanno, da decenni, ad esempio, classi dirigenti adeguate…
Dopo le recenti vicende, però, che (come denunciato su diversi quotidiani locali e nazionali) hanno costretto il responsabile dell’Istituto (l’avv. Gerardo Marotta) a trasferire “circa 300.000 volumi” della sua biblioteca in un capannone di Casoria per mancanza di fondi, il “Parlamento delle Due Sicilie –  Parlamento del Sud – Commissione Cultura e Istruzione”,  ha inviato al predetto istituto e agli enti locali e nazionali che hanno finanziato e finanziano l’istituto per numerosi milioni di euro (Comune di Napoli, Provincia di Napoli, Regione Campania, Ministero Ricerca e Istruzione, Presidenza del Consiglio) richiesta di chiarimenti in merito ad una situazione finanziaria che, nonostante le erogazioni cospicue e quasi trentennali, risulta tutt’altro che positiva. Il “Parlamento delle Due Sicilie”, in sintesi, ha richiesto agli enti citati: 1) di rendere pubblico  il bilancio finanziario dell’Istituto anche in considerazione del grave momento di crisi economica che attraversano la nostra città, la nostra Regione e l’Italia; 2) di provvedere con esperti del settore all’accertamento della consistenza, dell’interesse e del valore dei volumi della citata biblioteca; 3) di accertare le motivazioni che hanno spinto (per quanti anni?) i responsabili dell’istituto a versare (come da loro dichiarazioni)  “un fitto annuale  di 200.000 euro per n. 14 appartamenti” nei quali erano conservati i suddetti volumi (Il Mattino, 23/8/12, p. 39).
p.s.
La redazione si pone una domanda: ma perchè i libri, l’avvocato marotta li ha portati in pigiama?