Quando si parla di “posteggia” non si può non pensare alla canzone napoletana e al suo mondo troppo spesso mitizzato. Il “periodo d’oro” della canzone napoletana classica di fine Ottocento – inizio Novecento ha visto il momento di maggiore fervore per tutte le forme di interpretazione  dei brani della tradizione, e, nonostante ne sia passato di tempo, capita spesso di incrociare artisti e “posteggiatori”, specie nei ristoranti e nei luoghi più consoni alle loro esibizioni. Attraversando, ad esempio, le storiche pizzerie del centro storico di Napoli, non è difficile incontrare i “Posteggiatori tristi”, giovani artisti dal grande talento. Non tragga in inganno il nome: si tratta di una sorta di ossimoro utile a generare il riso di chi l’ascolta. Pietro Botte è la voce del quartetto formato da Michelangelo Severgnini al contrabbasso, Riccardo Marconi alla chitarra e Davide D’Alò al clarinetto. L’arte dei “Posteggiatori tristi” non si limita alla semplice “posteggia”, in quanto racchiude in sé, oltre all’estro musicale, anche una grande capacità di coinvolgere il pubblico attraverso irresistibili gag, tipiche dei più eccelsi nomi della “macchietta” napoletana. Dalle strade e dai locali del centro, i “Posteggiatori tristi” hanno raggiunto la popolarità grazie ai loro video diffusi sul web e grazie ai social network. Si tratta insomma di cantanti–musicisti–attori che ripercorrono alcuni dei brani tipici della tradizione partenopea che maggiormente si prestano alle loro esibizioni comico-musicali: tra i pezzi proposti c’è l’esilarante interpretazione di Agata, brano del 1934 o la celebre Dove sta Zazà del duo Cutolo-Cioffi. Con la giusta umiltà Pietro Botte e gli altri membri del gruppo arricchiscono le serate del centro storico con talento e grande simpatia, in vista degli impegni che li vedrà protagonisti nei prossimi mesi, anche fuori dalla Campania.
domenico matania