Un appello per “restituire verità alla storia” a proposito delle vicende dell’unificazione dell’Italia è stato lanciato dal Comitato per la Verità storica, costituito nel 1999 in occasione delle celebrazioni del bicentenario della repubblica giacobina del 1799, con l’adesione di studiosi, esponenti dell’associazionismo, difensori e cultori della Storia delle Due Sicilie. «I 150 anni dall’unificazione della penisola italiana in un unico Stato (1861) non possono essere una nuova occasione per la retorica e la propaganda – è detto nel testo dell’appello – l’anniversario del 2011 non deve essere utilizzato per riproporre una storia a tesi precostituite filtrata dalle lenti deformanti dell’ideologia».
«Non si tratta dunque di celebrare, quanto di restituire verità alla storia – prosegue il testo – operazione che precede ogni recupero d “memoria storica” o accettazione di una “storia condivisa”». Nell’appello si chiede «l’apertura senza limitazioni agli studiosi degli Archivi dello Stato Maggiore dell’Esercito e degli altri Archivi di Stato e la messa a disposizione di tutte le fonti documentali sugli episodi-chiave dell’unificazione dell’Italia».
L’appello ha raccolto l’adesione dell’Editoriale Il Giglio e del Movimento Neoborbonico.
Ecco il suo testo integrale:
1861-2011 : RESTITUIAMO VERITA’ ALLA STORIA DELL’UNIFICAZIONE
“I 150 anni dall’unificazione della penisola italiana in un unico Stato (1861) non possono essere una nuova occasione per la retorica e la propaganda. L’anniversario del 2011 non deve essere utilizzato per riproporre una storia a tesi precostituite filtrata dalle lenti deformanti dell’ideologia. Tale data può e deve essere lo spunto per nuovi studi e nuovi contributi liberi da condizionamenti e per una riflessione non viziata da opportunismi politici sui modi con cui avvenne l’unificazione e sulle sue conseguenze. Non si tratta dunque di celebrare, quanto di restituire verità alla storia. Questa indispensabile operazione precede ogni recupero di “memoria storica” o accettazione di una “storia condivisa”, concetti vaghi e spesso utilizzati in modo ambiguo, che non possono prevalere rispetto alla ricerca della verità. A questo scopo chiediamo, a 150 anni dagli eventi, l’apertura senza limitazioni agli studiosi degli Archivi dello Stato Maggiore dell’Esercito e degli altri Archivi di Stato e la messa a disposizione di tutte le fonti documentali sugli episodi-chiave dell’unificazione dell’Italia: i plebisciti che sancirono l’annessione al Piemonte degli Stati pre-unitari, la guerra di resistenza combattuta in quello che era stato il Regno delle Due Sicilie classificata come “brigantaggio”, l’invasione dello Stato Pontificio ed il tentativo di distruzione della Sovranità civile della Chiesa, come tappa verso la distruzione del Cristianesimo, apertamente indicato come obbiettivo dagli ideologi del “Risorgimento”, il saccheggio delle risorse economiche e lo smantellamento delle strutture produttive e decisionali del Sud con i conseguenti ed ancora attuali drammi dell’emigrazione e della questione meridionale. Verità e dignità di combattenti vanno restituite negli studi scientifici, nell’insegnamento, nell’iconografia e nella toponomastica ai generosi difensori di Roma accorsi da tutta Europa, ai coraggiosi soldati delle ultime piazzeforti del Regno delle Due Sicilie, ai “briganti’’ che insorsero per la Patria delle Due Sicilie dopo il 1861, agli emigranti che solo dopo l’unificazione furono costretti a lasciare per sempre la loro antica Patria”. (LN34/10)
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SUD: CHI SONO I NEMICI DELLA BANCA PER IL MEZZOGIORNO
È una corsa contro il tempo ormai la realizzazione della Banca per il Mezzogiorno. Poste italiane e Bcc (Banca di credito cooperativo), scelte dal governo come attuatori del progetto, lanciano l’offerta per acquisire dal gruppo Unicredit il Mediocredito Centrale, che costituirà l’ossatura della nuova banca. L’entrata in funzione degli sportelli è prevista per l’inizio del 2011, ma bisognerà vedere se allora ci sarà ancora l’attuale governo. Diversamente, il progetto di dotare di un istituto di credito proprio “l’unica area debancarizzata di Europa”, cioè il Sud dell’Italia – secondo la definizione del ministro per l’economia Giulio Tremonti – si bloccherà come già accaduto nella legislatura 2001-2006, quando la vittoria di Prodi alle elezioni del 9-10 aprile 2006 provocò la cancellazione del progetto. (cfr. “Sud: basta ritardi per Banca Mezzogiorno” in LN29/10).
Intanto, però, l’accelerazione da parte del governo, che ha posto la futura Banca per il Mezzogiorno al centro del Piano di interventi per il Sud approvato in Consiglio dei Ministri il 26 novembre scorso, ha fatto venire allo scoperto altri nemici del progetto. Oltre a quella dei grandi gruppi bancari del Nord, con in testa “Intesa Sanpaolo”, che ha sempre avversato l’idea di Istituti di credito con la testa al Sud, affiora l’ostilità dei “poteri forti” . Il settimanale l’Espresso (28.102010), riconosce che tra gli oppositori c’è la Banca d’Italia. Dopo aver illustrato “l’agenda” del governatore della Banca centrale, Mario Draghi, il settimanale del gruppo De Benedetti scrive: «Come la mettiamo con l’iniziativa tremontiana di creare un Banca del Sud (…) fortemente perseguita ed ora quasi in rampa di lancio? Una risposta esplicita da via Nazionale non si otterrà neanche sotto tortura, ma appare chiaro che si tratta di una ricetta che si muove in una direzione opposta». Più esplicita è stata la neo-segretaria generale della Cgil Susanna Camusso: «La banca non serve al Mezzogiorno – ha detto al TG3 (26.11.2010) – serve una rete per il microcredito».
Intanto il gruppo Intesa Sanpaolo continua a rastrellare il risparmio del Sud ed ha inaugurato il 9 novembre in via Toledo la filiale di Napoli di “Banca Prossima”, terza dopo Roma e Milano, banca dedicata al Terzo settore (Cooperative sociali, Fondazioni, volontariato). A festeggiare insieme ai responsabili del gruppo bancario piemontese c’era anche – informa Il Mattino (10.11.2010) – Gianfranco Viesti, docente di economia all’Università di Bari, che qualche neo-meridionalista confuso arruola tra i difensori del Sud. Già assessore nella giunta Vendola in Puglia, Viesti fu nominato nel 1999 da Bassolino, durante la sua breve esperienza da ministro del lavoro, presidente della Commissione per la redazione del piano nazionale per l’Occupazione. Il legame tra i due non si è mai interrotto. Il 25 maggio scorso Viesti ha presentato il suo libro “Più lavoro, più Talenti” alla “Fondazione Sudd” di Bassolino. (LN34/10)
150 ANNI: ONETO, COSI’ GARIBALDI FINANZIO’ MAFIA E CAMORRA
Lo sbarco di Garibaldi in Sicilia (11 maggio 1861) fu preceduto di un mese da una missione di Rosolino Pilo e Giovanni Corrao che contattarono i capi delle cosche mafiose ed ottennero il loro appoggio alla spedizione dei “Mille”, grazie alla disponibilità di 250 mila lire (circa 700 mila euro attuali), messi a disposizione della loggia massonica di Genova “Trionfo ligure”.
Lo scrive in un articolo sul quotidiano Libero (24.11.2010) il ricercatore e giornalista Gilberto Oneto, già collaboratore del prof. Gianfranco Miglio ed animatore dei Quaderni padani.
«La comitiva sbarca a Messina il 10 aprile 1860 e, con la complicità di tale Artale, prende contatti con notabili e capi cosca. (…) Gli effetti dei contatti si hanno quasi subito dopo Calatafimi, quando compaiono gruppi di picciotti, e quando le retroguardie napoletane sono fatte a pezzi dai patrioti locali con modalità tanto barbare da suscitare lo sdegno di uno come Bixio (…) i “nuovi garibaldini” partecipano numerosi alla presa di Palermo senza brillare per particolare ardore o capacità militare. Con molta evidenza preferiscono i coltelli alle baionette e gli agguati alle cariche frontali».
Oneto ricorda poi l’intervento decisivo della camorra nell’entrata di Garibaldi a Napoli (7 settembre 1860) documentato dallo storico Giacinto de’ Sivo (cfr. Storia delle Due Sicilie dal 1847 al 1861, Berisio, Napoli 1964, vol. 2, pagg. 98 ss.) e dalla pubblicistica borbonica.
«(…) Il 6 settembre del 1860 Liborio Romano, ministro degli Interni borbonico degli Interni e della polizia (liberale e massone, n.d.r) manda un telegramma “all’invincibile Generale Garibaldi, Dittatore delle Due Sicilie”, chiedendogli di entrare a Napoli al più presto e assicurandogli l’appoggio di Salvatore De Crescenzo, (detto Tore ‘e Criscienzo), che è il capo riconosciuto della camorra e che è in carcere. Romano patteggia con De Crescenzo la sua liberazione e quella di tutti i camorristi detenuti in cambio dell’aiuto “rivoluzionario” a Garibaldi, consistente nell’eliminazione “per coltello” dei delegati di polizia e nella presa di controllo della città».
Il 7 settembre 1860, al gruppetto che accompagna Garibaldi al suo ingresso a Napoli in carrozza si affiancano Tore ‘e Criscienzo, circondato dai suoi “capi-paranza”: Michele ‘O Chiazziere (l’incaricato della riscossione delle tangenti dagli ambulanti) e la sorella Marianna, detta la Sangiovannara “proprietaria della bettola dove si riuniva il gotha della camorra”.
«(…) Nei giorni immediatamente successivi – scrive Oneto – il generale assegna alla camorra un contributo di 75 mila ducati (circa 17 milioni di euro) che preleva dalle casse del Regno delle Due Sicilie (…) subito dopo Garibaldi attribuisce una pensione vitalizia di 12 ducati mensili (appena 2700 euro) a Marianna De Crescenzo (…) Antonietta Pace, Carmela Faucitano, Costanza Leipnecher e Pasqualina Proto, e cioè l’intero vertice femminile della camorra. Anche questa organizzazione – conclude Oneto – viene così “normalizzata” e le viene attribuito per meriti risorgimentali un ruolo non più eludibile nella nuova Italia». (LN34/10)
AMBIENTE: SCIENZIATO USA DENUNCIA LA TRUFFA DEL GLOBAL WARMING
Secondo il noto fisico americano Harold Lewis la teoria del “global warming” (riscaldamento globale della terra) è “la più grande truffa pseudoscientica” alla quale egli abbia mai assistito.
Lo scienziato si è dimesso dalla American Physical Society (Società americana di Fisica) con una lettera della quale ha diffuso il testo (cfr. Ipco- Instituto Plinio Corrêa de Oliveira-Noticias, 16.11.2010) per protestare contro il sostegno dato dall’Aps alla teoria, che è sostenuta da potenti lobbies ambientaliste intrecciate con multinazionali e politici come lo statunitense Al Gore.
«L’impostura del riscaldamento globale – scrive il prof. Lewis – con i miliardi di dollari che hanno corrotto molti scienziati ed hanno travolto l’Aps come una gigantesca onda, è la più grande e meglio organizzata truffa scientifica che io abbia mai visto nella mia vita e chi abbia il minimo dubbio sull’argomento deve fare lo sforzo di leggere i documenti del Climategate (lo scandalo scoppiato nell’Università inglese di East Anglia grazie ad alcune e-mail circolate tra i ricercatori nelle quali si ammetteva l’inadeguatezza scientifica delle previsioni sul clima avanzata dall’IPCC, Intergovernmental Panel On Climate, organismo dell’Onu, n.d.r)» (Cfr. Ambiente: va in crisi il mito del riscaldamento globale, LN28/10).
«Credo che nessun vero fisico – prosegue Lewis – che sia o meno uno scienziato possa leggere questi materiali senza avvertire un senso di ripulsa».
Il prof. Lewis accusa l’Aps di aver impedito l’apertura di un dibattito all’interno della stessa Società americana di fisica sulla questione del mutamento climatico dopo la diffusione di una dichiarazione “terribilmente tendenziosa”. Nel testo la teoria del mutamento climatico a causa del presunto riscaldamento globale della terra veniva definita “incontrovertibile”. Nei confronti dei firmatari di un documento critico sulla dichiarazione, tra i quali Lewis, fu avviata una inchiesta, per accertare come si fossero procurati gli indirizzi e-mail di altri componenti della Aps.
Dopo lo scoppio del Climategate (novembre 2009) il prof. Lewis ed altri scienziati contrari alla teoria del “global warming” raccolsero 200 firme di colleghi per la costituzione di una commissione di studio sulla Scienza del clima, ma la richiesta fu respinta dal presidente della Aps, Curtis G. Callan Jr., della Princeton University. Lewis parla apertamente di corruzione per spiegare la scelta di dimettersi dalla Società americana di Fisica. «Il tuo Dipartimento di fisica – ha scritto a Callan – perderebbe milioni di dollari all’anno se la bolla di sapone del riscaldamento globale scoppiasse».
Professore emerito alla University of California, Harold Lewis vanta un lunghissimo curriculum scientifico.
Sul cosiddetto “riscaldamento globale” un’interessante inchiesta è stata condotta da Claude Allègre e Dominique de Montvalon (L’imposture climatique, ou la fausse écologie, Plon, Parigi 2010). (LN34/10).
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