Il famoso e internazionale Studio Ambrosetti qualche giorno fa ha pubblicato un saggio-progetto per le nuove strategie europee “verso Sud”. Al di là di altre considerazioni su progetti e poteri da affidare (secondo lo Studio) al Ministero per il Sud, è significativo e importante un passaggio al paragrafo 220 sulla necessità “di educare, la popolazione e soprattutto i ragazzi, fin dai primi anni di scuola, a una corretta comunicazione, in grado anche di far nascere il senso di orgoglio e appartenenza dell’essere italiano e del Sud Italia”. Si ipotizzano, così, corsi scolastici per l’orgoglio e per una migliore rappresentazione del Sud.
Leggiamo, approviamo e sottoscriviamo perché è quello che stiamo facendo da circa 30 anni come neoborbonici, da docenti e da “privati”, sicuri del nostro vecchio slogan (Memoria, Orgoglio e Riscatto).
Ci sorprende poco che a sostenere questa tesi sia un ente non meridionale proprio perché dall’esterno e senza “condizionamenti” è più facile rendersi conto di fattori oggettivi ed evidenti ed è oggettivo ed evidente che il racconto del Sud da 160 anni sia peggiore della realtà merdionale, da 160 anni condiziona il dibattito sul Sud e per 160 anni ha contribuito a creare e a non risolvere la questione meridionale diffondendo luoghi comuni para-razzisti sulla linea “i meridionali sono delinquenti, criminali e truffatori ed è inutile sprecare soldi”. Gli autori, del resto, si chiedono giustamente a chi potrebbe venire in mente di venire al Sud e di investire se il Sud fosse davvero solo “negatività” (nessuno ne nega l’esistenza ma non è il solo aspetto del Sud e non riguarda solo il Sud).
Ci sorprende poco anche che siano spuntati i primi “nemici” dell’orgoglio al solito grido “è tutta colpa del Sud, dovete parlare di camorre e mafie, siete troppo sudisti e campanilisti” (peccato che i consulenti di Ambrosetti non siano del Sud). Un altro segnale, allora, di conferma: le nostre “battaglie” erano, sono e saranno quelle giuste…
Gennaro De Crescenzo
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