Il 4 marzo 2022 si è tenuto presso il Conservatorio di musica San Pietro a Majella di Napoli, il “concerto della pace“, iniziativa che ha visto protagonisti allievi russi ed ucraini della scuola di musica, per sottolineare quanto essa unisca tutti senza distinzioni di razza, lingua ed id0eologie e come, nota dietro l’altra e tra grandi difficoltà, si possa giungere alla pace.
2 mar. (Adnkronos) – “Ci piace pensare che, volando idealmente sopra un cielo denso di nuvole, i nostri allievi russi e ucraini possano parlare tra loro e parlare al mondo nell’unico linguaggio che non ammette incomprensioni, paure e ostilità: quello della musica”. Queste le parole di Luigi Carbone, presidente del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli per una grande dimostrazione di umanità, parola che spesso dimentichiamo. Presente anche il grande napoletano Patrizio Rispo. E mentre in Europa (specialmente al Nord Italia) scoppia la “Russofobia“, in tanti dimenticano che la guerra in Ucraina è iniziata 8 anni fa (22 mila morti civili) e si chiudono i conti finanche ai cittadini Russi (turisti e lavoratori in Europa); “3 anni di carcere se sostieni la Russia – anche solo ideologicamente – avviene nella libera e democratica Unione Europea”; pare che in questi giorni gli studenti Russi che si trovano nelle università europee, vengano espulsi per gli eventi in Ucraina (come denuncia Tatiana Moskalkova, commissario per i diritti umani della Federazione Russa); atleti Russi che non possono partecipare alle olimpiadi… e si arriva fino ai “gatti russi”, la federazione Internazionale dei felini scrive: “Il Consiglio della Fife ha ritenuto di non poter semplicemente assistere a queste atrocità senza fare nulla”… per cui la decisione ha portato alla totale esclusione sulle adozioni di gatti russi nei registri Fife, ed all’esclusione dei “gatti russi” a qualsiasi Fiera Fife. E così si censura finanche Dostojevsky nelle università.
Siamo alla pazzia più totale… e tutto questo ci fa capire che per quanto siamo bravi a vantarci di essere nel “2022”, forse non sempre il terzo millennio sia sinonimo di civiltà e progresso. Non c’è alcun dubbio che la guerra vada fermata, ma mentre Russi ed Ucraini combattono con le bombe ed i carri armati, noi senza cercare una mediazione diplomatica vera per la pace, inviamo armi (dichiarando guerra alla Russia) e ce la prendiamo con soggetti che non hanno colpe.

Non possiamo dimenticarci del sindaco di Milano, Beppe Sala: “il direttore d’orchestra Gergiev condanni Putin oppure addio Scala“. Da un lato “molto democraticamente”, si giunge ad un “ricatto”, dall’altro, pur non avendo preso le distanze dalla guerra, non l’ha neanche appoggiata. Se effettivamente la Russia è una dittatura, non sarebbe facile per il direttore d’orchesta tornare in patria, insultando Putin”.
E mentre siamo giustamente occupati ad accogliere gli Ucraini che scappano dalla guerra, dobbiamo anche preoccuparci di cittadini semplici russi presenti in Europa per viaggiare, studiare e lavorare che, per la sola colpa di essere Russi sono trattati magari come i meridionali a fine ‘800 e nel ‘900 quando emigravano al Nord ed erano costretti a leggere fuori ai palazzi “vietato l’ingresso e l’affitto ai meridionali ed ai cani”…
Intanto Napoli continua ad insegnare un pò di civiltà al mondo con un semplice concerto della Pace, facendo suonare insieme Russi e Ucraini. Forse i millenni di storie, culture, scambi e tolleranze sono ancora preziosi…
Quando diciamo che Napoli è una cultura a parte, non (solo) europea, ma culla di umanità, intendiamo questo. Fu proprio Napoli ad avere la prima sede diplomatica di un ambasciatore Russo nella penisola italica.
E speriamo di non dover dire addio anche al grande poeta Ferdinando “Russo”, che già in pochi purtroppo ricordano.
Sarebbe bello ricordare una delle frasi più celebri di un altro grande napoletano, il prof. Luciano De Crescenzo: “In questo mondo del progresso, in questo mondo pieno di missili e di bombe atomiche, io penso che Napoli sia ancora l’ultima speranza che ha l’umanità per sopravvivere”.