Il dibattito pubblico sui fondi del PNRR destinati al SUD ha subito nel corso dei mesi una sorta di mutazione genetica: in una prima fase ci si è molto concentrati sulle percentuali di risorse destinate al Meridione e già alcuni importanti passaggi hanno svelato le insidie di tale aspetto. Il grido d’allarme lanciato da tanti meridionalisti (tra i più autorevoli va citato senz’altro il prof. Viesti) che nutrivano seri dubbi sulla reale attribuzione di tale percentuale, aveva suscitato la reazione stizzita della ministra Carfagna, che dalle pagine del Mattino rispondeva piccata alle critiche mosse da Viesti, salvo poi rivedere la propria posizione, facendosi essa stessa promotrice di un emendamento al decreto sostegni per provare a blindare il tanto sbandierato 40% anche per quanto riguarda la parte assegnata a mezzo bandi pubblici, sulla quale si erano concentrati i dubbi. Successivamente si è puntato il dito sulla capacità di spesa delle amministrazioni meridionali, sostenendo che il vero problema non era la percentuale di risorse, bensì la mancanza di valida progettualità, quasi si trattasse di una questione antropologica (di lombrosiana memoria), senza tenere minimamente in conto che i tagli alla spesa pubblica subiti soprattutto negli ultimi vent’anni, hanno determinato una clamorosa carenza di personale qualificato all’interno della pubblica amministrazione meridionale.
Dalle parole siamo poi passati ai fatti, e se chi ben comincia è a metà dell’opera, c’è di che essere seriamente preoccupati: uno dei primi provvedimenti governativi che attinge ai fondi del NGEU si è rivelato abbastanza fallimentare dal punto di vista della coesione sociale: si tratta di una norma inserita nella legge di bilancio 2021 i cui promotori risultano essere politici meridionali (prima firmataria la deputata 5S Marialucia Lorefice da Modica…..). Tale norma prevede che per seguire i bisogni dei disabili, degli anziani non autosufficienti e dei minori a rischio, verranno assunti più assistenti sociali dove già ce ne sono di più e pertanto, in conseguenza dei soliti parametri “farlocchi” inseriti nel testo della norma, per potenziare i servizi sociali Torino riceverà da sola più dell’intera Sicilia mentre Palermo non riceverà un euro.
Altro esempio clamoroso ci viene dai risultati del bando per gli asili nido. La legge che ha stanziato i fondi prevedeva proprio come finalità il riequilibrio territoriale, ma anche in questo caso l’immancabile parametro “farlocco” (sarà un caso??….) ha determinato una sorta di premio per i comuni che cofinanziano il progetto, con la conseguenza che ad accaparrarsi i fondi sono stati i comuni più ricchi. Ricordiamo che anche in questa circostanza si tratta di fondi del NGEU…
Tutto questo accade nel disinteresse generale (se non con la complicità) di deputati e presidenti di regione meridionali, proprio nel momento in cui invece i nostri rappresentanti dovrebbero e potrebbero rendersi protagonisti positivi di una svolta epocale per i nostri territori. Ciò evidenzia ancora una volta la scarsa qualità della classe politica meridionale.
Non dimentichiamo inoltre l’ultimo rapporto Svimez che vede il Sud ancora molto indietro nella ripresa economica post pandemia.
Insomma un quadro purtroppo sconfortante che deve spronarci ancor di più ad essere attenti e vigili nel prossimo futuro. Non sono ammesse distrazioni, è assolutamente necessario l’impegno di tutti per smuovere il dibattito pubblico e modificare il corso degli eventi. Facciamo in modo che la battaglia per il Sud sia una battaglia collettiva e non di pochi volenterosi che provano a far sentire la propria voce nell’indifferenza generale.

Augusto Forges Davanzati