Decine di migliaia di persone giungono ogni giorno a Montesanto (la piazzetta del quartiere Montecalvario, dove era ubicata la Porta Medina, abbattuta all’indomani dell’unità d’Italia) e percorrono rapidamente la Pignasecca per giungere a piazza Carità e proseguire per la via Toledo, Spaccanapoli, la zona di via Cervantes o piazza Dante.
Funicolare dal Vomero, metropolitana, le linee di cumana e circumflegrea sbarcano, ogni mese, milioni di persone che velocemente (forse troppo velocemente) percorrono la Pignasecca senza mai soffermarsi su piccoli ma interessantissimi particolari, oltre a quelli più visibili dello street food con trippe, cuoppi di mare e zeppole e panzarotti.
Uno di questi è rappresentato proprio dalla via Rosario a Portamedina (la stradina ubicata proprio di fronte all’ospedale dei Pellegrini) e da tutte le stradine annesse (vicoletto Rosario a Portamedina, gradini, ecc…). Un nome “importante” che proprio dalla Pignasecca ci porta sino a Pompei.
Basta risalirla per pochi metri e via Rosario a Portamedina ci conduce alla gradinata di quella che è la chiesa cinquecentesca di Santa Giovanna d’Arco con annesso convento e chiostro, conosciuta come chiesa del Rosario a Portamedina (merita sicuramente una visita e un articolo dedicato, ma qui raccontiamo un’altra storia).
Il quadro della Madonna del Rosario di Pompei, oggi esposto e venerato da milioni di fedeli ogni anno, proviene proprio dalla Pignasecca.
Bartolo Longo, oggi beato ma prossimo alla santificazione, all’alba dell’unità d’Italia, si recò a Napoli (era pugliese del brindisino) per studiare giurisprudenza all’Università Federico II. Dopo un po’ fu condizionato notevolmente da massoni e giacobini (suoi professori) dediti anche al satanismo. Tale attività lo portò al logorio psico-fisico tanto da rifugiarsi (grazie all’appoggio di un frate Domenicano), nella venerazione del Rosario.
Dopo qualche anno, conobbe la giovane e nobile vedova, Marianna Farnarano De Fusco, e divenne amministratore dei suoi beni e successivamente ne divenne il marito.
Il giovane Bartolo Longo, nel 1872, si recò per la prima volta a Pompei (per faccende lavorative legate a possedimenti della De Fusco), ed in uno dei campi, sentì la voce della Madonna che lo esortò a diffondere il Rosario: “Se propaghi il Rosario sarai salvo“.
Da quel momento la sua missione fu chiara: diffondere la venerazione della Madonna del Rosario cominciando proprio da Pompei.
Si recò a Napoli per comprare un quadro con l’effige di una Madonna ma le cose non andarono come aveva programmato e lungo via Toledo incontrò il suo padre confessore che lo indirizzo al Conservatorio del Rosario a Portamedina, dove Suor Maria Concetta de Litala gli avrebbe regalato il quadro che faceva al caso suo.
Il dipinto si presentò in condizioni pessime e con un evidente errore. Ai piedi della Madonna infatti, era rappresentata Santa Rosa mentre secondo i canoni domenicani, a recitare il Santo Rosario con la Madonna doveva esserci Santa Caterina.
Bartolo prese il quadro, salì su di un carro di un lutammaro diretto a Pompei e lo fece restaurare e correggere. Dopo qualche anno, con i fondi lasciati in eredità dalla sua famiglia e sul terreno di proprietà della moglie, iniziò la costruzione di quello che oggi è il Santuario della Madonna di Pompei, ed il dipinto della Madonna della “Pignasecca” è li esposto e venerato da milioni di fedeli.
Ogni anno, il quadro “originale” della Madonna, viene trasportato da Pompei a Montesanto e viene esposto per un determinato periodo nella chiesa di S.Maria di Montesanto, proprio a ricordo di questa “incredibile” storia napoletana.