Nel piano per i fondi europei destinati ai “grandi attrattori culturali”, su 1027 milioni solo il 24% dei fondi andrà al Sud, il tutto contro i criteri europei che ne prevedevano il 70% circa, meno del 40% promesso dal governo e addirittura meno del 34% relativo alla popolazione. Nel dettaglio colpiscono alcune cose. Colpiscono i 100 milioni circa assegnati allo stadio Franchi di Firenze e così lo stadio della Fiorentina avrà quasi gli stessi soldi del grandioso e semi-distrutto Albergo dei Poveri di Napoli. In questo caso non si può parlare neanche di progetti “mancati” nel “solito Sud” perché per l’Albergo settecentesco il Comune di Napoli aveva presentato un progetto di 150 milioni per il restauro di un edificio che potrebbe essere il simbolo di una rinascita napoletana e meridionale (e che con 100 milioni non si potrà neanche restaurare totalmente). È chiaro che è “meglio di prima” o che è “meglio di niente” ma non riusciamo a festeggiare come stanno facendo diversi politici in queste ore. Queste scelte rappresentano per diversi aspetti la sintesi della questione meridionale. Da 160 anni esiste un divario intollerabile tra Sud e Nord, da anni si parla di turismo come motore dello sviluppo economico del Sud e proprio quando lo Stato italiano, anche in applicazione dei criteri europei e della nostra Costituzione, potrebbe iniziare a colmare quei divari e a rendere concreto lo sviluppo del turismo… penalizza il Sud assegnandogli anche meno di quel terzo che gli spetterebbe. Venezia conta 12 milioni di turisti (ufficiali) all’anno e sono tante le proteste per “eccesso di turisti”, Napoli conta circa 3 milioni di turisti all’anno ed è solo all’undicesimo posto (prima città meridionale per presenze) ma il governo assegna 170 milioni alla Biennale di Venezia e 100 a Napoli. 270 i milioni assegnati a Milano (12 milioni di turisti annuali) e a Firenze (12 milioni di turisti annuali), 170 circa quelli assegnati in Puglia, in Calabria e in Sicilia. Chiaro il segnale e rappresentativo delle scelte governative da oltre un secolo e mezzo: si finanzia quello che già esiste o è “di più” (al Centro-Nord), non si finanzia quello che non c’è o è “poco” (al Sud). Così, da anni, magari si assicurano più strade, aeroporti o scuole o ospedali a chi ne ha e non si assicurano gli stessi servizi e gli stessi diritti a chi non ne ha. Di fronte al silenzio dei politici nazionali e meridionali (alcuni stanno anche festeggiando) e in attesa di eventuali chiarimenti e integrazioni, per ora abbiamo poche strade: la denuncia e la diffusione di consapevolezza e orgoglio e magari anche una mano ai (pochi e reali) movimenti meridionalisti (il Movimento per il Nuovo Sud, tra gli altri). Un percorso lungo, complicato, complicatissimo ma necessario. MOVIMENTO PER IL NUOVO SUD