Messaggio, replica e contro-replica. 1) PRIMO MESSAGGIO DI DE CRESCENZO E DEL MOVIMENTO PER IL NUOVO SUD A PROVENZANO. In una recente intervista su La7 il Ministro per il Sud Provenzano, a proposito delle polemiche sul Recovery Fund, ha dichiarato che “se al Sud vada il 34%” (poi si è corretto con “andasse”), ci sarebbe un forte impatto positivo… Ha dichiarato anche che “non contano le quote ma i progetti”. Riepiloghiamo: tempo fa il M24A di Pino Aprile ha evidenziato che, di quei 209 miliardi, circa 140 spetterebbero al Sud in base ai criteri europei che prevedono la riduzione delle differenze di redditi e occupazione tra Sud e Nord. Di lì una serie di proteste del Movimento per il Nuovo Sud, di diversi giornali e anche dei governatori meridionali convocati da De Luca. Aiutatemi a capire: il ministro non nega che la quota per il Sud dovrebbe essere del 60-70% ma dice che non conta? È come andare a fare la spesa e riempire il carrello di roba e scoprire alla cassa di non avere i soldi per pagare. E pensare che qualche mese fa Provenzano trovò il tempo e il modo per polemizzare con i… neoborbonici. Se qualcuno vuole sapere com’è nata la questione meridionale e come (non) l’hanno risolta questo è un ottimo esempio e da oltre 160 registriamo classi dirigenti magari nate “a” Sud ma non “del” Sud e soprattutto “per” il Sud. Servono classi dirigenti finalmente e veramente meridionali. Ecco perché stiamo dando una mano agli amici del Movimento per il Nuovo Sud.
Gentile ministro, prima di tutto grazie per questa risposta. In sintesi, però, le inoltriamo alcune ulteriori osservazioni. A) Il Sud “avrà” ci lascia dubbi e amarezze: lei è ministro da circa un anno e mezzo e, viste certe urgenze, ci saremmo aspettati l’espressione, “il Sud ha avuto”. Non io ma diversi osservatori ed esperti di economia, del resto, hanno quantificato in poche centinaia di milioni i fondi destinati al Sud per il 2021. B) “L’80% del Fondo Sviluppo e Coesione” non è una grande notizia perché quel fondo nasce proprio con una quota (minima) di utilizzo dell’80% a favore del Sud e la beffa (come da punto A) è che quei soldi sono “sempre rifinanziati ma raramente assegnati” (Sole24Ore 17/3/19). Capirà che dopo un secolo e mezzo di giochi di questi tipo in tanti non abbiano più tanta fiducia in questo sistema… C) In quanto al Recovery, se “i fabbisogni di investimento sono superiori al 34% in molti ambiti”, perché mai nella bozza governativa (e non fatta dai neoborbonici) circolata risulta una “stima considerando il minimo cioè il 34”? La stessa percentuale è ritenuta del tutto insufficiente dallo stesso Senato (seduta del 13 ottobre 2020). In quale passaggio si attesta che quei fondi toccano al Sud per il 65% almeno e in quale sua dichiarazione ha riconosciuto (o smentito) quella quota assegnata in base ai criteri europei relativi a redditi e disoccupazione (Regolamento Parlamento Europeo e del Consiglio, 28/5/20) così come attestato dagli studi di M24A di Pino Aprile, dagli stessi presidenti delle regioni meridionali e dal Movimento per il Nuovo Sud in quel video? La domanda, del resto, è semplice e resta: è vero o no che in base a quei criteri al Sud spetterebbe almeno il 65% del RF? D) Il suo ministero deve avere, però, qualche problema con le bozze dei documenti del suo governo se in questo caso si fanno ipotesi su percentuali non accettabili per il Sud così come nello scorso aprile si “tagliava” la doverosa percentuale del 34% dei fondi italiani nella bozza del Dipe (il Dipartimento programmazione e coordinamento politica economica). E) Come le ho ribadito più volte a proposito di alcune sue recenti polemiche contro i neoborbonici, qui nessuno pensa banalmente che il “Sud debba essere risarcito dalla storia” ma, proprio come sostiene lei, “da decenni si è disinvestito al Sud” e se dà un occhio magari anche ai nostri libri (gliene invierò con piacere qualche copia) o magari ai dati archivistici, si renderà purtroppo conto del fatto che quei “decenni” sono circa 15 e iniziano più o meno nel 1860 e non è certo colpa dei neoborbonici. Saluti cortesi e auguri veri per le prossime festività e anche per il (difficilissimo) lavoro legato al suo ministero.
Prof. Gennaro De Crescenzo