Il Porto di Napoli è unanimemente considerata la prima industria delle regione Campania, un’industria che con il suo indotto garantisce lavoro ad oltre 10.000 addetti. A questa ovvia considerazione però non è quasi mai seguita una azione politica proporzionale all’importanza della questione. Ho vissuto e vivo il porto quotidianamente da oltre 30 anni (ahimè); esso rappresenta un pezzo importante della mia storia professionale ed umana, e per me è come se fosse la mia seconda casa. Ricordo che da ragazzo mi piaceva correre lungo le banchine, di domenica, quando l’attività frenetica dei giorni feriali lasciava il passo ad una calma quasi irreale. Osservavo da vicino il mare, le grandi navi commerciali, i containers colorati… era affascinante (perdonate la breve parentesi romantica…). Oggi per motivi di sicurezza le banchine sono chiuse, ma potendo idealmente aprire quei luoghi, il fascino rimarrebbe immutato. Nel corso degli anni, durante la mia costante frequentazione, ho visto il porto cambiare, modificarsi, a volte crescere nei numeri, a volte decrescere, ma il rapporto con la città è rimasto pressoché inalterato, tra l‘indifferenza e la diffidenza. E’ indubbio che il porto veniva/viene avvertito quasi come una realtà ostile o al massimo (per i più fortunati) utilizzato come passaggio per le automobili, ad evitare il traffico di via Marina. Ma attenzione: tutto questo NON per colpa dei napoletani! Esistono altre realtà come Genova nelle quali il porto e la citta vivono in simbiosi: il porto E’ la citta, ed a Napoli, dove il porto è a ridosso del centro storico (nella parte occidentale) e di un’area industriale (nella parte orientale), sarebbe altrettanto facile e naturale realizzare una connessione virtuosa con il tessuto urbano, compreso quello produttivo. Purtroppo la questione è sempre la stessa: le istituzioni locali, comune, regione, autorità portuale, non hanno mai avuto una visione di lungo termine sul porto ed i cambiamenti a cui accennavo prima sono stati il frutto di azioni estemporanee dovute quasi essenzialmente all’interesse di alcuni imprenditori privati, oppure in alternativa a situazioni emergenziali nelle quali bisognava intervenire per necessità. Negli anni 90’ ci ha provato Antonio Bassolino durante il suo primo mandato, eliminando le barriere fisiche per l’accesso al porto nella zona di Piazza Municipio e dell’Immacolatella, ma purtroppo tale iniziativa è rimasta fine a se stessa e senza grandi conseguenze nel rapporto con la città. Consideriamo inoltre che Napoli ha subito diversi anni di commissariamento alla guida dell’Autorità Portuale e questo non ha certamente contribuito allo sviluppo del porto stesso. Per onestà intellettuale devo dire che l’attuale gestione dell’Autorità Portuale ha prodotto un cambio di passo nella realizzazione dei molti progetti in essere, grazie all’azione del Presidente Pietro Spirito che ha messo in campo la sua cultura manageriale ed il suo piglio battagliero. Sono infatti finalmente iniziati i lavori per il rifacimento del molo Beverello, finora uno scempio per i milioni di turisti che ogni anno transitavano per quelle banchine, e questa è certamente una buona notizia, ma le opere da realizzare sarebbero tante. Appare innanzitutto auspicabile un ripensamento generale degli spazi che vanno dalla Stazione marittima all’Immacolatella ed oltre (oggi più che altro destinati al parcheggio), in un grande progetto che coinvolga anche le Università ed i centri di ricerca. Naturalmente attendiamo con ansia l’apertura (più volte rinviata) della stazione metro (parte bassa) che darà un contributo importante al disegno futuro della piazza. Per quanto riguarda gli edifici, partiamo dalla Stazione marittima: un complesso architettonico straordinario che dovrebbe essere accompagnato, con il sostegno di tutte le istituzioni, nel proporsi come grande centro congressi di livello internazionale, con annesso centro commerciale degno di questo nome (e non gli attuali quattro tristi negozi, destinati al turismo delle crociere). Andrebbe poi finalmente realizzato il progetto del museo del mare, nell’attuale edificio storico dei Magazzini Generali, con annessi bar, ristoranti ed alberghi. Ed ancora: l’Immacolatella vecchia, attualmente in fase di restauro, un manufatto che sta particolarmente a cuore a tutti noi, realizzato da Carlo di Borbone negli anni ‘40 del XVIII secolo per la sede della Deputazione della Salute, che potrebbe e dovrebbe essere tappa obbligata di un percorso turistico dedicato agli edifici storici del porto. Ricordiamo che nella Napoli antica quello era il luogo delle passeggiate sul lungomare. Non possiamo poi non soffermarci sul molo borbonico di San Vincenzo, altro gioiello di ingegneria portuale: un braccio di circa 1 km che si stende sull’acqua e che, all’altezza del faro, offre una vista mozzafiato sulla città: anche qui siamo al cospetto di un luogo che andrebbe valorizzato e soprattutto messo a disposizione della cittadinanza. Insomma, ci sarebbe ancora tanto da dire (e da fare) ma per il momento mi fermo qui, riservandomi di offrire qualche spunto sul porto commerciale e sul suo sviluppo futuro, in una prossima occasione. Concludo affermando che, a mio modesto parere, il prossimo Sindaco di Napoli non potrà esimersi dall’affrontare la questione della connessione tra il porto e la città: noi siamo pronti a dare il nostro contributo.
Augusto Forges Davanzati