In arrivo ben 4,6 miliardi per iniziare a colmare il gap infrastrutturale tra il Nord ed il Sud. Potrebbe sembrare una buona notizia ma in realtà non lo è. A leggere bene tra le righe, questa cifra (confermata dalla legge di bilancio appena approvata) viene stanziata allo scopo di procedere poi con la legge per l’autonomia differenziata (e già questo di per sé basterebbe), solo temporaneamente accantonata. Non solo: occorre evidenziare che il fondo per la perequazione era già previsto dalla legge 42 del 2009 ed avrebbe dovuto vedere la luce già da molti anni; pertanto, se solo dovessimo tener conto dei ritardi accumulati, la cifra appare assolutamente insufficiente. Inoltre è previsto che tali risorse saranno a disposizione non soltanto del Mezzogiorno ma anche delle aree interne e le aree di montagna del paese, poiché sono necessarie a ridurre i divari tra le suddette aree e le grandi città (come ha spiegato un deputato PD, anche le comunità montane alle spalle di Belluno potrebbero usufruirne). Dulcis in fundo entreranno in vigore quando sarà approvata la legge sull’autonomia differenziata: una sorta di scambio senza alcuna connessione. La perequazione infrastrutturale è infatti obbligatoria e prevista dall’articolo 119 della Carta Costituzionale, anche se la legge attuativa – la 42 del 2009 – sul punto non ha mai trovato applicazione a partire dalla ricognizione per valutare i divari di infrastrutture. L’autonomia, invece, è solo una facoltà prevista al terzo comma dell’articolo 116 e limitata a funzioni amministrative… In sintesi? Ancora un po’ di fumo negli occhi…
Augusto Forges Davanzati
Movimento per il Nuovo Sud