cielo

Mentre la cosiddetta FASE 2 prosegue all’insegna dell’improvvisazione e dell’affidamento alla protezione dei Santi, l’entusiasmo dettato dalla ripartenza delle attività produttive e commerciali ha messo parzialmente a tacere le pressioni del mondo imprenditoriale, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media su questioni di ordinaria amministrazione alle quali eravamo ormai disabituati. Appare però concreta, la possibilità che la ripartenza possa tramutarsi in una pura illusione, in assenza di strategie efficaci, considerato che la ripresa sarà lenta e graduale, e per alcuni settori (vedi turismo e ristorazione) le incognite sono ancora tutte irrisolte.  Buona parte degli economisti ritengono che gli effetti della crisi economica saranno visibili in tutta la loro drammaticità subito dopo la stagione estiva, sempre che nel frattempo non ci sia una recrudescenza dei contagi. Di fronte a questo scenario la novità degli ultimi giorni è costituita dal fatto che in Europa si sta concretizzando l’approvazione dell’agognato RECOVERY FUND, strumento che consentirebbe all’Italia di ricevere una gran quantità di denaro (parliamo di circa 170 miliardi di €) di cui una buona parte a fondo perduto. A questo consistente pacchetto vanno aggiunti una serie di altri contributi sia nazionali che europei, già stanziati per il nostro Meridione (fondo sviluppo coesione, fondi UE regionali, ecc). Si tratta di un’occasione straordinaria per dare un assetto moderno ed efficiente al paese, e, con particolare riferimento al SUD, l’occasione appare irripetibile. In questa fase il Meridione è stata l’area meno colpita dalla pandemia e per questo motivo possiede un innegabile vantaggio competitivo rispetto al Nord. Senza innescare uno sterile dualismo al contrario (non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se l’epidemia si fosse sviluppata in maniera opposta), ma provando a fare tesoro dell’occasione che si presenta sul tavolo, giova ribadire che da questo punto di vista il Meridione sarebbe già pronto ad accogliere quelle riforme strutturali necessarie per far ripartire seriamente il paese. E’ evidente che il denaro dovrà essere necessariamente speso in maniera corretta ed efficace e soprattutto va assolutamente evitata la dispersione in mille rivoli delle risorse, senza un piano strategico che incida fortemente dal punto di vista strutturale. Per mettere a punto una tale strategia ci piacerebbe assistere ad una vera e propria chiamata alle armi, alla quale dovrebbero partecipare le migliori energie e le migliori menti dei nostri territori, coadiuvate e coordinate da una classe politica efficiente e coesa; questo è il sogno… ma la nostra classe politica, che sulle ricostruzioni ha sempre dato il meglio di sé, saprà essere all’altezza del compito? C’è da essere molto preoccupati, considerate le esperienze pregresse. I pericoli che si nascondono (ma non più di tanto) dietro l’angolo sono quelli che hanno accompagnato la nostra storia degli ultimi 50 anni (se non vogliamo tornare ancora più indietro): si chiamano spreco, clientelismo, corruzione. I Popoli meridionali hanno da tempo perso la fiducia nei confronti di chi governa (basta leggere i dati sull’astensionismo) ed è per questo nobile fine che ci stiamo mettendo in gioco in prima persona. Facciamo in modo che questa occasione non vada sprecata, non abituiamoci alla rassegnazione…

Augusto Forges Davanzati