Il coronavirus ha demolito gli assetti dell’ italico stivale, tra i quali veniva sempre osannato il totem della primazia longobarda, di cui la sanità e la c.d. cultura dell’ efficienza erano i fiori all’occhiello. Gli equilibri di potere, imposti con la truffa, la violenza e l’inganno da 160 anni e perpetrati negli ultimi decenni da amministrazioni territoriali e centrali di stampo leghista, stanno crollando. A fronte di ciò, il Sud, pur con la scarsità delle risorse messegli a disposizione da uno stato nord-centrico, ha saputo fornire risposte adeguate all’emergenza, sia come realtà istituzionali, per le decisioni prese, sia come realtà socio-culturale, esprimendo altresì delle vere e proprie eccellenze. Le popolazioni meridionali, di cui tutti aspettavano la continua trasgressione delle regole, hanno fornito una puntuale risposta alla richiesta di sacrifici. Si avverte nell’aria il vento del cambiamento che sà di novità positive rispetto a quanto siamo stati costretti a subire sinora. Tutto ciò è una sorpresa che infastidisce i “guardiani del tempio” (politici, giornalisti, scrittori, tuttologi, esperti, pensatori ecc., ecc.), i quali, come in preda a raptus deliranti, si stanno impegnando quotidianamente per salvare una cultura economico-politica che ha fortemente indirizzato le scelte di fondo adottate in questo paese da 160 anni. Lo sputtanapoli (e lo sputtasud) è partito di gran carriera, potendo contare su innumerevoli complici, sulla stampa, sulle televisioni, sulle orde assatanate del web, sui meridionali in preda alla “sindrome da impotenza appresa” (non troppo diverso dalla sindrome di Stoccolma o ai complessi di inferiorità), ma si è infranto di fronte all’ineluttabile realtà dei fatti.
E’ ancora molto radicato, nonostante i fallimenti evidenziatisi nella regione Lombardia in questo periodo (dalla politica, alle aziende, ai cittadini che non hanno rispettato le regole: lo dice, pur riconoscendo le dimensioni della pandemia, la spietata crudezza dei numeri dei contagi, come effetto della propaganda #milanononsiferma), quel volersi “sentire superiore” ad ogni costo, in ogni situazione, così perpetrando quel filone di pensiero, ormai stancamente vetusto e ripetitivo, per il quale, se al Sud si verificano situazioni negative, la colpa è certamente dei meridionali, mentre se le stesse si verificano al Nord la colpa è di qualcun’altro, se non anche dei “meridionali trapiantati lì per lavoro o per turismo abusivo”.
Stefano Zurlo è da iscrivere di diritto in questa categoria di individui dopo quello che ha affermato in un suo intervento nel programma di La7 Tagadà: “sui Navigli di Milano non c’erano milanesi”. Questi personaggi non hanno ancora capito che “il Re è nudo“, ma si ostinano ad affermare ancora che il Re è vestito.
Giuseppe Pagano
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