In Italia nelle ultime due settimane i contagiati sono saliti da 115.000 a 165.000, i morti da 13.000 a 21.000! Sono questi i dati reali senza sottrarre al numero morti e guariti come fanno i media da qualche giorno. E ogni giorno assistiamo a conferenze o servizi giornalistici autoreferenziali nei quali ci raccontano che i picchi sono in discesa evidenziando o il dato di qualche decesso in meno o di qualche ricovero in meno (a seconda di dove i dati sono leggermente più positivi). Pure apprezzando gli sforzi fatti forse per tranquillizzarci e pure riconoscendo anche la difficoltà di affrontare una situazione come questa, qualche domanda forse è legittima. E, premesso che in proporzione la crescita riguarda quasi tutte le regioni italiane, se leggiamo i dati della Lombardia qualche domanda è ancora più legittima (contagiati lombardi in 2 settimane da 44.000 a 63.000, morti da 7.600 a 11.400 anche in questo caso quasi raddoppiati con una Milano “sempre più preoccupante”). È proprio sicuro che “stia andando tutto bene”?
1) Le misure del governo (e delle regioni) sono adeguate? Senza fare “gare” (senza mostrare interesse per campagne elettorali e in questo momento ci sono problemi più seri da risolvere) evidentemente le chiusure soprattutto in Lombardia e al Nord sono state oltre che tardive anche poco restrittive se è vero che ci sono migliaia di uffici e aziende che non hanno mai chiuso e che migliaia di poveri impiegati e operai continuano a girare nelle metro e nei bus e nei loro ambienti di lavoro contagiandosi e portando i contagi a casa e anche da altre parti magari anche solo per far viaggiare le merci. Poco fa il dato di oltre 100.000 autocertificazioni aziendali per restare aperti (70.000 mai controllate).
2) Le popolazioni soprattutto della Lombardia e del Nord non rispettano le misure adottate? Con la “criminalizzazione” del Sud e di Napoli in questi giorni saremmo tentati di scegliere questa motivazione ma la motivazione non è logica e temiamo che la motivazione giusta sia la prima pur censurando gli idioti che non rispettano le regole ma anche quelli che si battono (in piena lotta per la sopravvivenza) per la “sacralità” di diritti di libertà e “amenità” simili… Mentre scriviamo (solo oggi, 16 aprile) ancora oltre 500 morti e circa 4000 nuovi contagiati in perfetta e drammatica media di questi giorni. Quale cifra dobbiamo aspettare per iniziare a chiedere una maggiore chiarezza, un pizzico di autocritica e qualche provvedimento adeguato invece di passare alla “Fase 2” senza aver risolto la “fase 1” e mentre le regioni fanno a gara per “riaprire”? Possibile che queste domande, con centinaia di giornalisti (silenziosi nelle conferenze stampa e nei dibattiti) e di politici (che starebbero anche all’opposizione), dobbiamo farle noi?
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