Un ottimo Milan batte il Napoli 2-0 in casa con autorevolezza, agganciandolo in classifica a quota 24 punti. Benitez lascia a sorpresa Hamsik in panchina, ma conferma il suo imprescindibile assetto tattico: il risultato è un tonfo clamoroso, una sconfitta mai messa in discussione sul campo, con l’alunno Inzaghi che si prende la cattedra del San Siro e impartisce una sonora lezione al maestro Benitez. Menez e Bonaventura giganteggiano tra le maglie larghe e incredibilmente statiche degli azzurri. I rossoneri vincono da squadra e raccolgono i tre punti con merito, dimostrando di poter valere il terzo posto. Higuain nervoso con i suoi compagni, Callejón da diverse partite tramutato in un fantasma, la mediana di una mediocrità a tratti imbarazzante e la difesa a dir poco ballerina sono le criticità più evidenti di questo Napoli che non sa più vincere. Rafa Benitez nel post gara prova a spiegare il momento no: «Rispetto all’anno scorso creiamo tanto ma fatichiamo a fare gol». Intanto la squadra va in ritiro a Castel Volturno, revocato il giorno di riposo previsto. Tutti insieme, staff tecnico e giocatori, per fare quadrato e ritrovare il cammino smarrito.
MILANO. Stadio San Siro, ore 20:45. Nel tempio del calcio nostrano si affrontano due squadre in cerca di vittoria, il Napoli per riappropriarsi del terzo posto in solitaria (grazie alla sconfitta interna del Genoa con la Roma e al pari della Samp con la Juve) e il Milan per agguantare il treno Champions raggiungendo in classifica proprio gli azzurri. Inzaghi deve rinunciare a Torres, indisponibile per un attacco influenzale, e schiera il tridente con il falso nueve composto da Honda-Bonaventura-Menez. In difesa spazio all’ex Armero a sinistra, mentre sulla fascia opposta c’è Bonera. Rami e Mexes centrali, in porta ritorna titolare Diego Lopez. Benitez dal canto suo deve fare i conti con una difesa ancora una volta diversa: la squalifica di Maggio impone l’utilizzo di Mesto sulla corsia destra, mentre al centro torna Albiol al fianco di Koulibaly. A sorpresa rimane fuori Hamsik, al suo posto De Guzman schierato da trequartista. Le chiavi del centrocampo sono affidate alla coppia David Lopez-Jorginho, con Inler che finisce ancora una volta in panchina. Fin dai primi minuti è il Milan a fare la partita, con un Napoli compassato e svogliato, attendista nella propria metà campo. Niente pressing sul portatore di palla rossonero, così il Milan ne approfitta e prende il controllo del campo. Passano sei minuti e Inzaghi può già esultare: sulla verticalizzazione di Bonaventura Menez raccoglie palla e accelera tagliando in due la difesa azzurra (in grave ritardo Koulibaly, troppo lento Mesto). Una volta solo davanti a Rafael per lui è un gioco da ragazzi mettere a segno il colpo dell’1-0. Il gol dà ulteriori sicurezze ai rossonero forti anche dell’assoluta remissività del Napoli, privo di un qualsiasi accenno di reazione allo svantaggio. Si deve attendere fino al 22’ per vedere la prima occasione offensiva del Napoli: De Guzman si invola sulla sinistra e serve una splendida palla centrale al limite dell’area di rigore su cui si avventa David Lopez, ma la conclusione è prevedibile e centrale. Sulla respinta del portiere Callejón prova la ribattuta, ma Diego Lopez è attento e para senza problemi. Due minuti più tardi parte in contropiede Mertens, cambia gioco per il Pipita che lascia scorrere il pallone ancora per Callejón, ma il tiro termina di nuovo tra le braccia del portiere ex Real Madrid. Il Milan è ancora una volta pericoloso alla mezz’ora con Poli che spara a lato da posizione favorevole. Nel finale del primo tempo un brivido corre lungo la schiena di Inzaghi quando vede Mexes intervenire in modo scomposto sul cross di Jorginho: la palla, deviata in angolo, per poco non beffa Diego Lopez finendo a pochi centimetri dalla porta. Nella ripresa ci si aspetterebbe il cambio di marcia del Napoli, invece sono ancora una volta i rossoneri a spingere sull’acceleratore. Al 52’ Armero corre sul fondo e crossa per Bonaventura che, tutto solo in area, stacca e deposita la palla in rete. Il raddoppio galvanizza il Milan che sfiora il 3-0 dopo cinque minuti. Un’incursione di Menez taglia come il burro la pessima difesa azzurra ma l’assist per Poli viene vanificato dal controllo difettoso che consente a Rafael di strappargli il pallone. Ulteriori occasioni capitano sui piedi di Montolivo e lo stesso Menez (dopo una superba azione personale contro tutta la difesa schierata) ma la conclusione imprecisa evita che il risultato diventi troppo pesante. Benitez allora è costretto a tentare il tutto per tutto inserendo Hamsik, Duvan Zapata e Gargano al posto di Jorginho, Mertens e De Guzman. L’uscita del belga, non pervenuto in campo, paradossalmente crea il presupposto per una maggiore spinta sulla corsia di sinistra con De Guzman e Ghoulam, sicuramente i più positivi nel Napoli mediocre visto in questo match. Nel finale c’è spazio solo per apprezzare l’impegno di Zapata, in un buon periodo di forma, e la bomba da venti metri scagliata da Higuain, deviata in corner da Diego Lopez. A tal proposito, è importante constatare che la prestazione del Pipita ha risentito positivamente dell’ingresso di una punta di peso come Duvan, capace di liberarlo dalla marcatura asfissiante che subisce quando invece gioca al centro dell’area di rigore. Termina così un match mai in discussione, con i rossoneri padroni del campo e del possesso. La prova sconcertante degli azzurri andrà esaminata in questi giorni da Benitez che riceve una dura lezione da parte di un novellino, seppur preparato, come Inzaghi. La superiorità tecnico-tattica del Milan vista nel match porta la firma del suo allenatore, capace di imbrigliare il centrocampo e le corsie laterali azzurre e vincere con disinvoltura. Menez e Bonaventura sono risultati imprendibili per gli avversari, due ufo che hanno seminato il terrore nella retroguardia partenopea. Il Napoli dal canto suo è parso troppo brutto per essere vero. Approccio pessimo, nessuna reazione, identità di squadra ai minimi termini. Benitez ora deve metterci la faccia. I suoi giocatori devono tornare a remare compatti nella stessa direzione. Serve una svolta e occorre trovarla in fretta, per questo Napoli che non sa più vincere.
Lunedì 15 dicembre 2014
Dario Di Pascale
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