Il Presepe non è solo un simbolo del Natale, è luogo remoto dell’infanzia, un universo in miniatura, un’allegoria della vita, un vivido fermo immagine dei sogni di pace che costellano la stagione dell’Avvento. A Napoli è l’emblema stesso della tradizione. Naturalmente il Presepe non è una prerogativa di Napoli, ma è qui più che altrove che è radicata questa tradizione, che ha assunto tratti caratteristici, esclusivi, che ne fanno una rarità nel mondo.
Il presepe delle origini è due sole dimensioni, diventa tridimensionale a partire dal “400”. All’inizio, come rappresentazione sacra, era appannaggio delle Chiese, dal “500” in poi diventa sempre più fenomeno popolare, fino all’apoteosi ed al momento di massima diffusione nel “700”quando l’ispirazione barocca tocca il culmine ed i pastori vantano dimensioni notevoli; per poi nell’”800”, quando il presepe diventa patrimonio di tutte le famiglie, rimpicciolirsi per proporzionarsi alle “scenografie “ più ridotte.
In effetti per il Presepe napoletano tutto ha veramente inizio nella prima metà del “500” con l’arrivo a Napoli di San Gaetano da Thiene, che costruì un presepe in cui tutti i personaggi indossavano costumi d’epoca, dai più umili a quelli di rango più elevato. Fino ad allora i pastori avevano vestito gli abiti tipici della Palestina del tempo e ancora oggi è così per i pastori dei Presepi delle altre regioni. Questo espediente tattico di grande efficacia aveva lo scopo di far sentire il popolo partecipe della storia di Cristo favorendo l’immedesimazione degli spettatori con il microcosmo che animava la scena della nascita di Gesù.. Per questo nel presepe napoletano accanto alle figure cardine di Maria , di San Giuseppe, del Bambinello, del bue e l’asinello, degli angeli che reggono il cartiglio con la scritta “Gloria in excelsis Deo” troviamo i personaggi e le scene più impensate a partire dal corteo dei Magi ridondante di donne e uomini di razze esotiche, di scimmie ed elefanti, alla taverna dove i personaggi giocano, devono e mangiano, al pastore Benino che dorme in un anfratto; a fontane , bancarelle e prodotti di ogni tipo. Niente e nessuno però è messo nella scena presepiale per caso , tutto riflette delle precise simbologie così la taverna sovrastata dal balcone al quale si affaccia una donna rappresenta i vizi dell’uomo; la fontana è simbolo della purificazione a cui deve sottoporsi l’umanità prima di presentarsi al Signore; Benino che dorme è l’umanità sorda al richiamo di Dio.
Tradizionale è anche la data dell’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, che segna l’inizio della “costruzione” del Presepe nelle case napoletane, si deve parlare proprio di costruzione: perché se è vero che è possibile acquistare scenografie di tutti i tipi e stili, gli amanti del presepe preferiscono farsela da sé, con le proprie mani, utilizzando sughero, legnetti, cartone e va da sé che ogni anno sarà diversa e saranno aggiunti ai pastori vecchi nuovi personaggi e una miriade di accessori e di oggetti.
Brunella Mercadante