La qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti è normalmente buona e comunque pienamente rispettosa delle norme italiane ed europee. Anche perché dove non è così c’è un’ordinanza che ne vieta l’uso. Quando si parla di acqua, della qualità di ciò che esce dai nostri rubinetti, il tema di una corretta e completa informazione dei cittadini è oggi fondamentale. I cittadini devono pretendere, dai gestori dei loro acquedotti, dalle Asl, dalle istituzioni, il massimo di trasparenza, proprio per esercitare il loro diritto di scelta. Un diritto che però deve essere consapevole e documentato, non condizionato dalla confusione che qualcuno sembra voler alimentare, arrivando a mettere in dubbio le istituzioni stesse. Gli acquedotti italiani forniscono acqua potabile che da un punto di vista igienico-sanitario è al di sopra di ogni dubbio;  anche se talvolta l’aspetto organolettico, per la presenza  di cloro, che per altro è garanzia di igienicità, fa si che l’acqua non risulti gradita al nostro palato. Ma ciò non ha nulla a che fare con la sua piena potabilità.

In effetti non c’è prodotto merceologicamente più controllato dell’acqua dei nostri rubinetti. Anche qui, il numero dei controlli è definito dalle norme ed è fatto dalle ASL  assieme alle ARPA e proporzionale ai quantitativi di acqua distribuita.

Uno dei timori più diffusi è legato al fatto che l’acqua possa solubilizzare elementi metallici delle tubature e delle reti, in particolare il piombo o il nichel, soprattutto nei centri storici dove le reti sono più vecchie, ma dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità risulta che questo aspetto non è rilevante e che si è  sempre entro i parametri fissati dalla legge.

 Brunella Mercadante