E’ Napoli la città del domani. Napoli, che una certa iconografia retorica voleva città dell’amore e del sogno, della canzone e della pizza, è certamente città d’arte. Napoli, nell’immaginario collettivo, oggi, sinonimo di negatività e degrado, è certamente città di cultura e di progresso. Unica ed universale ha, intriso nella sua stessa storia, tutti gli ingredienti per divenire “città del domani”. “Prufessò, se tornate per le due la trovate, se no non la trovate! Perché qui, alle due in punto, montano i ladri e le macchine spariscono. Adesso sono di turno al vicolo appresso… Pagamento anticipato, grazie!”. Tornai alle due e dieci e lui, il posteggiatore, era ancora lì, l’auto pure, ma ben piazzata su blocchi di tufo che sostituivano le quattro ruote mancanti, compresa la quinta, di scorta. “Dottò, che vi avevo detto?! Questi in dieci minuti fanno miracoli. Arrivederci”. Ecco!… Napoli oggi è conosciuta nel resto d’Italia (non nel resto del mondo, devo dire!), per questi aneddoti, per il caos del suo traffico (non superiore a tante altre grandi città, anzi!), per il degrado, per la “plebe disperata e inutile” – quell’inutilità descritta da un Bocca asettico e distaccato o da un Malaparte più coinvolto e partecipe – …per la camorra.  Giorgio Bocca, sì, “compianto” giornalista piemontese, autore de “L’Inferno”, quello della catarsi di Napoli attraverso l’esplosione del Vesuvio, alla stregua dei beceri cori da stadio odierni… Ma se lo sbuffo di un vulcanicchio islandese ha provocato  il blocco del traffico aereo su tutta l’Europa, figuriamoci lo scoppio del Vesuvio. Sarà una delle più grandi catastrofi della storia dell’umanità, intesa come umanità intera. Le conseguenze su clima e comunicazioni a livello globale saranno enormi e, paradossalmente, la più protetta sarà la stessa Napoli, difesa da orografia dei luoghi e venti favorevoli, tant’è che la città non è inserita nella zona rossa di evacuazione immediata.  Quanta ignoranza nell’odio colpevole! Napoli non è tutta la negatività che si racconta. Molti non la conoscono, parlano per sentito dire, sparano sentenze senza avere il benché minimo briciolo di conoscenza. In realtà questa città, signori miei, è la quarta città d’arte d’Italia – dopo Roma, Firenze e Venezia – e quindi del mondo. Non sanno, loro, che essa  possiede inestimabili tesori. Non sanno, e cito lo scrittore La Capria, che “non c’è città al mondo  che contenga più Natura di Napoli”. Qui tutto è “relativo”. L’incredibile assurto a quotidianità, dà a questa gente la forza, non di sopravvivere ma di vivere in modo diverso, al di fuori e al di sopra di ogni schematismo, di qualsivoglia forma, precostituita o preconcetta, di concepire l’esistenza. Lo stesso modello occidentale, europeo, di un certo archetipo di sviluppo economico e sociale, qui non ha attecchito. Ogni imposizione è sempre stata rifiutata, respinta, in una sorta di velleitaria presunzione all’autosufficienza. Ciò fa di Napoli, per singolare stravaganza del destino, la città del futuro. Sì, occorre certo un forte atto d’amore per attestare, oggi, nell’attuale fase storica dello sviluppo urbanistico, economico, sociale e politico della città partenopea una tale affermazione. La crisi attanaglia famiglie e industrie e non se ne vede sbocco. Eppure questa è forza e prospettiva del suo avvenire: essere città di popolo, di cultura, d’arte che non ha misconosciuto il proprio stesso essere in nome dell’arrivismo, del capitalismo spinto e cieco, della cosiddetta “modernità”. Se Napoli saprà coniugare in una sintesi perfetta il rigore europeo e la vitalità mediterranea – ed entrambi le appartengono – potrà essere la città del futuro. Proprio per questa sua particolare situazione geografica e culturale Napoli è stata considerata una “città soglia”, una di quelle città che fanno da porta, da ponte e da trait d’union tra due civiltà, quella nord-europea e quella delle sponde del mare nostrum. Ma bisogna crederci, tutti, ad ogni livello. Non dimentichiamo che la cultura meridionale ha dato, in primis, la spinta essenziale alla modernità. Di quali riscoperte ha bisogno questa città! I suoi Musei, l’Istituto di Studi Filosofici, l’Orto Botanico, le Università, San Martino, Capodimonte, la Stazione Zoologica marina, Villa Floridiana, Napoli Sotterranea, il Conservatorio San Pietro a Maiella, il Museo Archeologico ed Egizio, la splendida Collezione Farnese, le centinaia di Chiese del Quadrilatero greco-romano, la Cappella Sansevero, Castel dell’Ovo, le Regge, l’Osservatorio Astronomico, il Teatro, la Musica… costituiscono punto di riferimento, di studio e d’incontro per il mondo intero. Abbiamo bisogno di iniziative sempre più numerose per riscoprire e propagandare realtà dimenticate (altro che attacco dei media!) e, poi, lasciatemelo dire, quello splendido carattere del Napoletano colto ed evoluto, disponibile,  dall’ironia sottile e arguta, fanno sì che in questa città non venga mai meno la speranza, quella stessa che la Storia ha assegnato a Napoli come tratto fondamentale della propria identità.
Antonio Pulcrano