Serata di gloria per i ragazzi di Benitez che si lasciano alle spalle la brutta prestazione di coppa contro lo Young Boys. Si sbloccano il capitano ed il Pipita, entrambi usciti da un periodo difficile dal punto di vista realizzativo: Marek non segnava al San Paolo da 11 mesi, Gonzalo era ancora a secco in campionato. Un ottimo Hellas, tonico fin dal fischio di inizio come dimostra il gol di Hallfredsson dopo appena 26’’, riesce a resistere con ordine all’assedio azzurro fino alla fine del primo tempo. Poi la doppietta di Hamsik sembra spianare la via per la vittoria, ma le mosse di Mandorlini scompigliano le carte: il Verona si sbilancia e pareggia con il neo-entrato Nico López, ma paga l’azzardo e subisce la goleada partenopea. Il gol del solito Callejón e la tripletta di Higuain rimettono le cose a posto e scrivono la parola fine sul match della possibile rinascita azzurra.
NAPOLI. Il San Paolo non è quello delle grandi occasioni. Ventiseimila spettatori sono la fotografia di un momento complicato, l’immagine incupita di un rapporto tra tifosi e squadra che rischia di giungere al capolinea. Dopo ventisei secondi, infatti, arriva la prova della discordia: l’Hellas passa in vantaggio con Hallfredsson che sfrutta la respinta corta di Albiol colpendo a freddo il cuore dei supporters azzurri, i quali reagiscono con un’ondata di fischi. Pronti, via: il Napoli deve già rincorrere. Rafa Benitez, nonostante tutto, mantiene la calma in panchina. Crede fermamente nella sua squadra che stavolta va in campo con i titolari, tra cui fa il suo ritorno Ghoulam sulla sinistra. La rabbia e la frustrazione per il gol preso si trasformano allora in energia purissima, una spinta propulsiva che prende i connotati di un vero e proprio assedio. Insigne, dopo tre minuti è già pericoloso sul fronte opposto con un colpo di testa su cui si avventa il Rafael degli scaligeri. Al 9’ Toni fallisce il tap-in, ciccandolo, al termine di un’ottima ripartenza: poteva valere il doppio vantaggio, ma la palla termina lenta tra le mani del portiere azzurro ormai battuto dopo la prima goffa respinta sul tiro di Hallfredsson. Non un ottimo inizio di stagione quello di Rafael, ben lontano dagli standard assicurati la scorsa stagione quando è stato chiamato in causa dopo l’infortunio di Pepe Reina. In area gialloblu i maggiori pericoli vengono dai piedi di Insigne prima con un assist stupendo per il Pipita che costringe il portiere del Verona agli straordinari, poi con un paio di tiri dalla lunga distanza, deviati a fatica dall’estremo difensore. Higuain lotta come un leone e si trova ancora una volta ad affrontare Rafael che gli ruba il tempo in uscita spericolata. Al 44’ arriva il pari ampiamente meritato: Callejón si incunea sulla destra, crossa raso terra al centro e sulla respinta corta in area si precipita Marek che mette a segno una fucilata su cui nulla può il portiere avversario, fin qui il migliore in campo dei suoi. Nella ripresa il copione non cambia, il Napoli attacca a testa bassa e coglie il momentaneo vantaggio con Hamsik, finalmente protagonista di un’incursione delle sue in area di rigore finalizzata da una doppia conclusione, prima respinta e poi a segno sul secondo palo. Il capitano finalmente ritrova se stesso e la sua indole da goleador realizzando una doppietta che non arrivava dall’agosto del 2013, nella sfida contro l’altra squadra veronese, il Chievo. Mister Mandorlini allora comprende che l’inerzia della partita va cambiata e al 64’ toglie Toni e un difensore, Sorensen, inserendo Nenê e Nico López. Passano due minuti e quest’ultimo semina il panico nella retroguardia azzurra saltando con eleganza David Lopez e Koulibaly e spedendo la palla sul palo di Rafael che lo copre con lieve ritardo. È il 2-2: in campo sembrano apparire i fantasmi dell’ennesima partita deludente, un’altra domenica di passione in cui i ragazzi di Benitez vanificano quanto prodotto sul piano del gioco e delle occasioni. Stavolta, però, la musica è cambiata: al 68’ il Napoli è già di nuovo in vantaggio con una rete liberatoria del Pipita. L’attaccante argentino esplode tutta la sua gioia e ringrazia il pubblico che fino a pochi secondi prima lo ha sostenuto invocando il suo nome a gran voce. Il Verona si rifà pericoloso con Nenê, ma Rafael è attento. Ma è solo un episodio perché gli azzurri vogliono aumentare il vantaggio e proseguono l’assedio: al 76’ Callejón mette la sua firma sull’incontro con il solito diagonale da destra in contropiede. Il 4-2 conferisce serenità e autorevolezza ai ragazzi di Benitez che giocano ormai sul velluto. Così Gonzalo Higuain si prende la scena e completa la tripletta prima concludendo da due passi su una splendida ripartenza di Raul Albiol e poi dal dischetto del rigore (generoso su Mertens entrato al posto di un ottimo Insigne, applaudito da tutto lo stadio). È il 6-2 finale. Pallone a casa. Da segnalare anche un altro gol (regolare) annullato al Pipita e un palo di Callejón che potevano aumentare ulteriormente le proporzioni di un risultato già clamoroso. Quello che impressiona di più sono le statistiche del match: 70% di possesso palla azzurro, computo calci d’angolo 14-3, tiri totali 26-8 sono solo alcuni dei dati più significativi. È chiaro che si tratta di un caso particolare che non può essere preso ad esempio generale, ma testimonia comunque un fatto: a questo Napoli, nel bene e nel male, non è mai mancato il gioco. La difesa continua a subire troppi gol sulle sponde e sui calci piazzati, commette errori banali di piazzamento ma nel complesso gli errori sono ascrivibili sia ad un livello non altissimo dei giocatori impiegati sia, in gran parte, ad un sistema di gioco che accompagna Rafa Benitez sin dai tempi di Valencia e Liverpool. L’allenatore madrileno pratica una fase offensiva molto dispendiosa, a discapito spesso dell’equilibrio. Quest’ultimo risultato maturato al termine di un match giocato su ritmi altissimi lo dimostra. Così il mister è intervenuto ai microfoni di Sky nel post gara: «Oggi è andata bene anche se qualcosa si può sempre migliorare e il risultato poteva essere ancora più largo. Questo successo è un segnale della qualità della rosa che è forte e dobbiamo sfruttarla al massimo. Dopo il gol subito a freddo abbiamo dominato la partita. Higuain ha fatto tre gol ma potevano essere quattro. Così si è vista tutta la sua rabbia e la sua voglia». Poi spiega il motivo del silenzio stampa imposto ai giocatori: «Il silenzio stampa? I ragazzi devono restare tranquilli e concentrati. Parliamo noi con la stampa che abbiamo la maturità e l’esperienza necessaria per gestire la comunicazione». Zero distrazioni, avanti così, con il lavoro e la convinzione giusta. Questo sembra essere il messaggio lanciato da Benitez e dalla società alla squadra. Ora occorre dare seguito a questa grande prestazione a partire da mercoledì in casa dell’Atalanta per arrivare poi al top nel match clou di sabato contro la Roma. Solo al termine di questi impegni si potrà stabilire con certezza se un risultato eclatante può rappresentare davvero qualcosa di più. Solo così sapremo se è avvenuta la rinascita azzurra.
Lunedì 27 ottobre 2014
Dario Di Pascale
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