Forno

Un primato del presente, un primato da ricordare… Era il 2002 ed un mio amico, socio campano di Slow Food, ed abbonato alla rivista il Gambero Rosso mi telefona per farmi sapere che leggendo un articolo sulle pizzerie di Tokyo, che sfornano pizze napoletane originali, si era imbattuto in un artigiano napoletano che costruiva originali forni per la pizza verace napoletana in tutto il Giappone, portandosi appresso da Napoli, oltre che i propri aiutanti, addirittura anche i mattoni refrattari per costruire il pavimento e la cupola del forno stesso, aggiungendo: “a volte questi giornalisti esagerano e non mi stupirei che quel nome, De Turris Antonio, è inventato di sana pianta”. Al che aggiunsi: “guarda che il Signor De Turris Antonio esiste davvero ed è un mio paziente!”. Quando conobbi il Sig. De Turris mai avrei potuto immaginare della sua complessa attività di manager di se stesso, oltre che di artigiano di un prodotto di nicchia, quale la costruzione di autentici forni per la pizza napoletana. Gli chiesi come mai arrivava fino in Giappone a costruire forni, e mi rispose che in realtà lui i forni li costruiva un poco in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Francia, alla Germania, oltre che in tutto il Giappone, e che questa era una tradizione di famiglia dal momento che anche i suoi fratelli facevano lo stesso mestiere. Ma Lui era il più bravo. Eppure a vederlo non avresti mai intuito le sue qualità di artigiano. Persona del popolo, non spiccicava una parola d’italiano, ma era profondamente onesto, di un tipo di onestà che può sembrare paradossale, di chi magari parcheggia in doppia fila o non fa la raccolta differenziata, ma che non tradirebbe mai un amico. E per lui i suoi clienti erano anche amici, perciò il suo lavoro era tanto apprezzato, non avrebbe mai tradito un amico con un lavoro mal fatto. Alla fine della sua opera, affinché il forno fosse autenticamente napoletano, regalava ai suoi amici le due pale, quella di legno per infornare, e quella d’acciaio per gestire la cottura, nonché il contenitore in rame per versare l’olio sulla pizza. E i suoi amici erano contenti. Era pieno di paure e di fobie, col terrore delle medicine e delle allergie. In una delle prime volte che lo visitavo gli riscontrai una bronchite e lui mi chiese: “duttò ma mò cu sta brunchite pozz’affronta nù viagg” ed io gli risposi:” ma certo basta un poco di attenzione” e lui: “no pecchè aggia piglià l’aereo aggi’arrivà ù Giappon” (!). Odiava l’aereo, ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma lo prendeva perché era il suo lavoro. Autentico Napoletano, coraggioso e tenace, della stessa pasta dei milioni di napoletani emigrati ovunque che in silenzio, senza clamore, con il loro lavoro hanno trasformato e fatto grande il mondo. Il 16 Luglio 2014 il Sig. Antonio De Turris se n’è andato, e purtroppo i suoi figli non hanno seguito le sue orme. Al festeggiamento del suo cinquantesimo anno di matrimonio dei ristoratori di Tokyo, suoi amici, marito e moglie, vennero apposta dal Giappone per festeggiarlo, lei portò addirittura un Kimono da indossare apposta per l’occasione. E’ ben strano che il Sig. Antonio De Turris, apprezzato artigiano in tutto il mondo, sia praticamente sconosciuto nella sua Napoli, e pur se la sua arte probabilmente sparirà con Lui non voglio che se ne perda anche la memoria.

Dr. Antonio Mura