Campania Felix o Terra dei fuochi? E’ più vera la prima, anche se la cronaca recente ha reso virale la seconda, coniata dal ricercatore Angelo Ferrillo. Facendola diventare un automatismo dell’immaginario. Al punto che basta digitare su Google la parola “terra” e il motore di ricerca completa la frase da solo. Per molti ormai la Terra dei fuochi non è un luogo geografico, ma un hinterland dell’anima, una terra di nessuno della cittadinanza. Sinonimo di un inquinamento ambientale e morale che ha reso una parte del territorio compreso tra Napoli e Caserta una sorta di buco nero della civiltà. Eppure si tratta di un’area che non raggiunge l’otto per cento dell’intera regione. E i cui prodotti non arrivano sui banchi dei mercati, nè ci arriveranno finché le autorità competenti non avranno completato le indagini del caso. Ma, si sa, in questi casi alle cifre ufficiali si sovrappongono le proiezioni di un’opinione pubblica giustamente smarrita ed impaurita. Risultato, una sorta di semplificazione che fa dell’espressione Terra dei fuochi un sinonimo di Campania. Finendo per alzare un polverone che ha l’effetto di rendere sempre più difficile capire dove finisce la parte sana della società e del territorio e dove comincia quella malata. Penalizzando così gli sforzi dei produttori onesti, la stragrande maggioranza, che combattono una battaglia quotidiana per non arrendersi al malaffare. E per continuare a produrre, spesso testardamente e controcorrente, quelle biodiversità tradizionali che sono il vero fronte di lotta contro l’economia dei frigoriferi e delle monoculture. La loro è una vera resistenza culturale.
L’impatto di tutto questo non può che essere devastante. Perchè accredita l’immagine di un Sud assediato da una camorra inarrestabile che deprime gli anticorpi civili e fa crescere il sinistro fascino che la holding criminale esercita sui giovanissimi , soprattutto quelli meno garantiti e più esposti.
Ecco perchè gli onesti non vanno lasciati soli nè confusi con il resto. Vanno invece aiutati nel modo più semplice. Ma anche il più decisivo. Cioè premiando con i nostri acquisti il lavoro di questi benemeriti. E chiedendo in cambio, come è giusto, sicurezza, trasparenza e tracciabilità. Solo così l’eredità dell’antica Campania Felix può diventare una risorsa per il futuro. Solo così il Meridione tornerà ad essere, come diceva Goethe, la terra dove fioriscono i limoni. Non quella dove si bruciano i copertoni.
Marino Niola
La Repubblica, sabato 7 giugno 2014, p.27.