Siamo costretti a riparlare di noi sul nostro sito… Abbiamo appena superato il tetto dei diecimila iscritti! Si tratta (a 7 anni dall’apertura di neoborbonici.it) di diecimila persone (quasi una curva intera dello stadio San Paolo, per capirci) che, con un nome e un cognome, un proprio indirizzo elettronico e una scelta precisa e chiara, hanno aderito alla nostra idea e al nostro progetto. Di questi tempi e confrontando questi numeri con quelli di altri gruppi e partiti anche nazionali, non è affatto poco…  Come abbiamo già detto, quei neoborbonici sono un segnale importante sulla necessaria e preziosa strada della ricostruzione di memoria storica e orgoglio. Quei neoborbonici sono solo il frutto di un lavoro quotidiano virtuale (siti, gruppi facebook, tweet) e reale (manifestazioni, convegni, interventi, ricerche, proposte) che va avanti da 20 anni. Superfluo ricordare gli altri siti nel nostro vero e proprio network neoborbonico ormai consolidato (www.parlamentoduesicilie.it, www.reteduesicilie.it, www.ilnuovosud.it). Ci dispiace sinceramente per l’effetto-frustrazione che questi dati spesso creano presso avversari e (finti) competitor ai quali auguriamo in futuro i nostri risultati, ma restiamo il più antico, diffuso e attivo movimento borbonico/sudista esistente sul territorio e, visti i numeri (diecimila iscritti, oltre cinque milioni e trecentomila contatti con trend in netta ascesa soprattutto negli ultimi anni…), visti i diffusi fallimenti di gruppi politici-elettoralistici o culturali (che dimostrano ancora una volta la necessità della nostra azione di divulgazione/formazione), visto il successo sistematico delle nostre iniziative e visto il calendario delle prossime attività, lo saremo ancora a lungo… Grazie a tutti i dirigenti, a tutti i militanti e a tutti voi.Solo una domanda: in base a quale criterio storiografico l’articolista Antonio Rossitto definisce “neoborbonica” l’assemblea siciliana? Magari!…P.S. I Borbone furono artefici della prima, vera spending review della storia abolendo doppi stipendi e spese di corte e trasformando le finanze delle Due Sicilie fino ad essere “come la Germania di oggi” (Cfr. S. Collet, Univ. di Bruxelles, 2012).
Domenico Matania