“Femme héroïque qui, reine-soldat, avait fait elle-même le coup de feu sur les remparts de Gaète”
Con queste le parole, ne “La prisonnière”, quinto volume dell’opera “A la recherche du temps perdu”, Marcel Proust ricorda Maria Sofia di Borbone, l’ultima sovrana del Regno delle due Sicilie, la bellissima regina di origine bavarese e cuore napoletano, che con coraggio ed ardore non esitò a combattere a Gaeta i feroci piemontesi, per difendere quella terra del Sud che da subito aveva sentito sua. Il poeta e scrittore Gabriele D’Annunzio, nella “Canzone di Garibaldi”, la definì “l’aquilotta bavara che rampogna”, facendo ironicamente riferimento alle origini nordiche della regina, che aveva sposato in tutto e per tutto la causa meridionale.
Maria Sofia (chiamata affettuosamente “Spatz”, cioè passerotto), nata nel 1841 a Possenhofen (Baviera) dal duca Massimiliano Giuseppe di Baviera, e da Ludovica di Wittelsbach, era la sorella minore della più celebre Elisabetta, detta Sissi, che andò in sposa all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Le cronache del tempo ci tramandano il ritratto di una ragazza di notevole bellezza, dalla figura “alta, slanciata, dotata di bellissimi occhi di color azzurro-cupo e di una magnifica capigliatura castana; Maria Sofia aveva un portamento nobile ed insieme maniere molto graziose”.
Era una donna emancipata e anticonvenzionale Maria Sofia, che adorava cacciare e cavalcare, disdegnando spesso le severe regole della corte bavarese.
Appena diciassettenne, fu promessa sposa all’erede al trono delle Due Sicilie, Francesco di Borbone, duca di Calabria, che ella non conosceva personalmente, ma che aveva potuto vedere solamente ritratto in una miniatura. Fu la sorella imperatrice ad accompagnarla in Italia, dopo la celebrazione per procura del matrimonio (Maria Sofia fu l’ultima principessa, nella storia d’Europa, sposata per procura) che serviva a rafforzare il legame tra la corte bavarese e quella borbonica. Maria Sofia era attesa dalle fregate borboniche Tancredi e Fulminante, a bordo delle quali arrivò a Bari il 1º febbraio 1859, dove finalmente incontrò Francesco e il re Ferdinando II di Borbone, che si era ammalato durante il suo viaggio da Napoli a Bari. Il 7 marzo 1859 partirono tutti via mare per Napoli, la capitale del regno.
Maria Sofia divenne regina a soli 18 anni al fianco di Francesco II, allora ventitreenne, il 22 maggio 1859. Tanto era piacente, dinamica, intraprendente ed esuberante lei, quanto timido, impacciato, pigro ed introverso lui: non poche furono le difficoltà che la giovane coppia dovette affrontare, sia nella vita privata che in quella pubblica. Malgrado tutto, in breve tempo, la giovane regina arrivò a conquistare il cuore di quello che sentiva già il suo popolo, e ci riuscì nonostante l’anticonformismo che la caratterizzava e le bizzarre abitudini che la contraddistinguevano: Maria Sofia fumava, tirava di scherma, e si faceva fotografare di continuo, e non solamente in pose ufficiali.
A proposito di fotografie, la regina di Napoli fu oggetto di scandalo e calunnie quando, nel 1862, apparvero alcune foto oscene che la ritraevano nuda ed in atteggiamenti lascivi: le immagini fecero il giro di tutte le corti d’Europa, suscitando clamore ed ilarità, fino a rivelarsi, poi, degli abili montaggi nei quali la testa della regina era stata adattata sul corpo di una giovane prostituta, precedentemente ritratta in pose sensuali e disdicevoli. Dopo accurate indagini, la polizia pontificia identificò ed arrestò gli autori del misfatto, che si difesero dicendo di aver agito per incarico del Comitato nazionale filopiemontese di Roma.
Maria Sofia, la “regina che non si arrese mai” divenne un esempio di virtù e coraggio durante l’assedio di Gaeta, durante il quale si schierò al fianco delle truppe borboniche, cucendo le uniformi militari e curando i feriti, e giungendo persino ad imbracciare un fucile indossando costumi da soldato. Lasciare la roccaforte per mettersi al sicuro dagli assalti sabaudi, dal tifo e dal freddo: fu l’inascoltata supplica del marito Francesco, che così scriveva: « Ho fatto ogni sforzo per persuadere S.M. la Regina a separarsi da me, ma sono stato vinto dalle tenere sue preghiere, dalle generose sue risoluzioni. Ella vuol dividere meco, sin alla fine, la mia fortuna, consacrandosi a dirigere negli ospedali la cura dei feriti e degli ammalati; da questa sera Gaeta conta una suora di carità in più» .
Per tutta la vita, Maria Sofia resterà una combattente, conserverà piglio altero e fiero, ed eleganza nelle parole e nei modi, tutti tratti caratteristici di una sovrana, di cui si è sempre parlato troppo poco.
Dal 18 maggio 1984 Maria Sofia, Francesco II e la loro figlia Maria Cristina Pia riposano nella Chiesa di Santa Chiara di Napoli, nella quale sono sepolti diversi sovrani della dinastia dei Borbone di Napoli, insieme ai propri familiari.
“Forse, ora, mi appare per un istante la vera, la barbara Maria Sofia di Wittelsbach, fatta per essere guidatrice di cavalli, compagna di conquistatori, moglie di re. Mentre tentavo il mio primo inchino cortigiano, Maria Sofia accennava ancora, tristemente, col capo, alle avventure del mondo… Ma forse osservava anche la mia goffaggine plebea nell’ossequio alla Maestá, e l’impiccio in cui ero per uscire dalla stanza, senza voltare le spalle, come ho letto nei libri, che si pratica coi re: e compiangeva questi miseri tempi moderni, in cui non si insegna neppure più l’inchino dinnanzi alle regine” .
di Agnese Serrapica
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