Qualche sera fa sono state bruciate migliaia di ecoballe dietro casa mia, ad Acerra, a due passi dall’inceneritore e in una zona addirittura militarizzata per evitare le proteste popolari. Di notte, un quadro infernale e apocalittico con fumo, diossina e, dicono gli esperti, danni incalcolabili per la gente e per l’ambiente. Intanto avanzano le inchieste (quasi duecento) con rivelazioni sempre più drammatiche e che evidenziano una situazione ancora più inquietante di quell’incendio: imprenditori del centro-nord che per anni hanno sversato nelle nostre discariche abusive e legali (ma le differenze sono spesso inconsistenti) tonnellate di rifiuti nocivi con la complicità della camorra locale, dei politici locali e addirittura probabili accordi tra criminalità e stato, massoneria e servizi segreti e con interessi miliardari di chi doveva gestire o doveva controllare l’affare-rifiuti in Campania. Duecento inchieste e nessun nome, duecento inchieste e nessuna condanna per chi ha segnato il destino della nostra terra, della nostra gente e, soprattutto, dei nostri bambini. Eppure dovrebbe essere facile capire a chi ha giovato l’incendio dell’altra notte o a chi è cresciuto il proprio conto corrente mentre riempiva o faceva riempire i nostri terreni di scorie mortali creando anche (beffe aggiunte ai danni) il dramma-rifiuti conosciuto in tutto il mondo. Chi risarcirà i nostri morti? Chi ci restituirà la frutta dei nostri campi? Chi avrà il coraggio di chiedere scusa a quelle migliaia di persone quotidianamente offese e umiliate dalla tv nazionali e in prima serata dai presentatori ufficiali o dai leghisti di turno perché “incivili e incapaci di fare la differenziata e capaci solo di protestare”? “Senso civico”? Quale senso civico hanno dimostrato i protagonisti veri di un dramma ancora vivo fino all’altra notte tra quelle fiamme che riducevano in cenere finte ecoballe, diritti, dignità e speranze di un popolo intero e senza dirette tv in prima serata?
Gennaro De Crescenzo
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