Gli ispettori dell’asl chiudono le porte alla storica biblioteca di Pompei multando la dirigente con una contravvenzione di seimila euro. I locali ubicati nei sotterranei degli uffici già precedentemente oggetto di un indagine della procura di Torre Annunziata per la presenza di amianto, sono stati ritenuti fatiscenti dagli stessi sanitari dell’asl per giunta violando tutte le normative in materia di sicurezza sul lavoro. Da ieri, infatti, i circa ventimila volumi pregiati , le preziose carte di scavo di Amedeo Maiuri e di Matteo Della corte, nonchè i testi originali degli studi di Plinio il Giovane,non sono piu’ attualmente consultabili per periodo di tempo ancora da determinarsi; la relazione degli esperti sanitari avrebbero infatti stabilito che gli ambienti adibiti a biblioteca non sarebbero sanabili per l’aspetto della sicurezza sul lavoro e per l’incolumità degli addetti al controllo dei volumi, preoccupazione anche per la sorte dei medesimi volumi che se mal conservati potrebbero subire nel tempo gravi danni, tra i testi si contano all’incirca seicento pubblicazioni provenienti dalla biblioteca di Vittorio Spinazzola, donati dal nipote Francesco Scotto di Freca nel 2008, opere che facevano parte della biblioteca di Salvatore Aurigemma e Alda Levi, moglie dello Spinazzola. I locali biblioteca nel gennaio 2011 furono interessati da un incendio, sotto accusa l’innegligenza degli addetti al controllo dell’impianto elettrico, la Cisl di Antonio Pepe dichiarò: ” la salute dei lavoratori e la tutela del preziosissimo patrimonio culturale non sono tra le priorita’ dell’amministrazione il che è gravissimo”. I testi attualmente sono ammassati in modo confuso e senza alcun tipo di protezione contro l’umidità tra i vasi e le anfore storiche ritrovate durante gli scavi archeologici e immagazzinati “alla buona” in attesa di una degna e meritevole collocazione.
Paola Argenio
Le preziose sete di San Leucio
La seta. Il tessuto più pregiato, nobile, luminoso nella sua semplicità. La seta è da sempre considerata il “top” nell’industria tessile e viene utilizzata da centinaia di anni sia come capo d’abbigliamento sia per adornare ed impreziosire appartamenti, grandi alberghi, ambasciate, ecc.
La cittadina di San Leucio, in provincia di Caserta, è conosciuta in tutto il mondo per la produzione di sete di altissima qualità. L’origine della produzione serica risale all’anno 1776, quando venne aperta nell’edificio della vaccheria una piccola manifattura di veli di seta. Considerati incoraggianti i risultati di questa prima iniziativa, venne avviata nel 1782 la lavorazione di calze di seta. Quindi, a partire dal 1785, si dette inizio alla lavorazione a cottimo di drappi di seta, dotando di telaio i gruppi familiari alloggiati nelle abitazioni a schiera dei quartieri di nuova edificazione.
Per i figli dei lavoratori era prevista l’istruzione gratuita potendo beneficiare, difatti, della prima scuola dell’obbligo d’Italia che iniziava fin da 6 anni e che comprendeva le materie tradizionali quali la matematica, la letteratura, il catechismo, la geografia, l’economia domestica per le donne e gli esercizi ginnici per i maschi.
Attualmente sono otto le aziende che operano nel distretto, una nicchia di mercato protetta in continua crescita. 650 addetti, 60 miliardi di fatturato annuo, tecnologie produttive all’avanguardia. Nel 1992 le otto aziende hanno dato vita al Consorzio San Leucio Seta, la cui finalità originaria era quella di gestire in maniera unitaria da parte delle società consorziate gli acquisti di materie prime (soprattutto seta dalla Cina, ma anche cotone dall’Egitto e dall’India, lino dall’Irlanda e dalle Fiandre, viscosa dall’Indonesia), in modo da ottenere migliori condizioni di prezzo in considerazione dei maggiori quantitativi acquistati.
Le sete di San Leucio si possono ritrovare un po’ ovunque, dal Vaticano al Quirinale, dallo Studio Ovale della Casa Bianca a Buckingham Palace (le cui bandiere sono fatte con tale materiale pregiato). Si ritrovano testimonianze dell’arte anche nelle celebrazioni e nelle festività popolari, specialmente nel capoluogo partenopeo, come ad es. la festa di Sant’Anna a Porta Capuana e la Madonna del Carmine nell’omonima Basilica al Mercato.
Ilaria Buonfanti
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