(ASCA) – Napoli, 3 mar – Ricordo e omaggio sobri quelli che Eddy Napoli ha tributato l’altra sera a Lucio Dalla nella seconda parte del concerto tenuto al Teatro Trianon di Napoli, nel cuore del centro antico, a due passi dalle Mura Greche di Piazza Calenda e dai vicoli di Forcella. Leggermente ‘contaminata’, cosi’ come per altri pezzi del tradizionale repertorio di Napoli, la melodia dedicata dal cantautore bolognese al grandissimo Caruso si e’ sciolta in una lirica intensa, frutto dell’insieme di voce, piano e fisarmonica. Ha commosso lo stesso Eddy e gli spettatori (quasi tutti occupati i 500 posti del teatro) che hanno ascoltato in silenzio e si sono alzati per un lungo, sincero applauso. Voce solista dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, Eddy e’ figlio dell’autore di ”Luna Rossa”, Vincenzo De Crescenzo, e cugino di Eduardo. Impossibile per lui dimenticare le radici familiari. ”Il mio bisnonno Vincenzo era un cantore, con voce e tammorra eseguiva fronne ‘e limone (fronda di limone, particolare forma di canto campano a distesa, senza accompagnamento strumentale, ndr) – racconta il cantante fra un pezzo e un altro – conservo migliaia di ricordi della casa di famiglia, al Ponte di Casanova, un luogo dove si respirava allegria mista a musica, all’addore ‘e canzone (odore, ndr)”.
Un legame che Eddy mantiene ancora oggi musicando un testo del nipote, Salvatore Lanza, che ricorda l’antico dramma degli emigrati partenopei; ”Ma i nostri giovani devono restare – e’ la sua provocazione – restare a Napoli, e suonare la nostra musica, non andare dalla De Filippi”.
Musicalmente, ogni canzone tradizionale interpretata da Napoli trova un suo contralto in una parallela versione ‘contaminata’ da ritmi e sonorita’ del jazz. Culturalmente, il cantante richiama con coraggio un orgoglio patriottico ben lontano da quello risorgimentale. Quando il concerto sembra finito e il pubblico aspetta il classico ritorno sul palcoscenico per uno o due pezzi fra i piu’ famosi, il sipario si apre su una tela dove scorrono le immagini di un video girato l’anno scorso e intitolato ”Malaunita”’. Il testo della canzone non lascia spazio a dubbi: ”Tu piemontese, ”nu miezo francese, stive ”guaiato fra diebete e spese. Si’ addeventato grand’ ommo e sovrano cu ”e sorde d”e banche napulitane. nun cunuscive ne’ onore e crianza penzave sulo a te regnere ”a panza. Nce lassato ”na granda zavorra: ”ndrangheta mafia munnezza e camorra…(Tu piemontese, mezzo francese, eri inguaiato fra debiti e spese.
Sei diventato grende uomo e sovrano con i soldi delle banche napoletane. Non conoscevi l’onore….. Ci hai lasciato una grande zavorra: ‘ndrangheta, mafia, munnezza e camorra, ndt).
Molti applaudono, un fischio si leva solitario. ”Questo e’ un bis insolito che invita alla riflessione” spiega Eddy.
Poi intona un brano musicato da Giovanni Paisiello con testo di Riccardo Pazzaglia.
Le note sono quelle dell’Inno del Regno delle Due Sicilie.
Dalla storia di centocinquant’anni fa vola all’oggi. Senza chiedere riflessioni, da’ il ‘la’ a un altro inno, quello storico che da sempre accompagna la squadra del Napoli, giochi al San Paolo o fuori casa. E intona ”’O surdato nnummurato”.
foto: GENTILE CONCESSIONE DELLA FOTOREPORTER FABIANA LIGUORI
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