Amante di zoologia, botanica, chimica, anatomia e di tutte le scienze, Federico II è stato senza ombra di dubbio uno dei primi naturalisti della storia. Molti eventi della vita di Federico II portano il marchio della eccezionalità, dell’inconsueto e dell’originalità. “Loico e chierico grande” definì Dante questo straordinario imperatore che aduna con munificenza attorno a sé le più grandi intelligenze del secolo. La scienza è la grande passione di Federico II. Un’innata curiosità e la mancanza di scrupoli di qualche scienziato di corte, lo portano a cercare risposte scientifiche attraverso la sperimentazione diretta, utilizzando anche cavie umane! La passione per i rapaci e l’esperienza accumulata durante le battute di caccia, vengono riversate da Federico nel “De arte venandi cum avibus”, l’Arte di cacciare con gli uccelli, della quale si conserva uno splendido esemplare miniato alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Oltre alle nozioni per l’addestramento dei rapaci alla pratica venatoria, lo Stupor Mundi descrive minuziosamente le diverse specie di uccelli, comprese abitudini e fisiologia. Insomma un vero e proprio trattato di storia naturale che testimonia il grande amore che Federico, deluso dagli uomini, nutre per la natura. Il sovrano inoltre amava collezionare animali sconosciuti in Europa fino a quel tempo come colleziona gemme, oggetti preziosi e congegni mirabili. Egli introdusse nelle corti europee il gusto del serraglio del quale facevano parte leopardi, linci, scimmie, orsi, pantere, leoni, pavoni struzzi, cammelli ed anche un elefante. Fiore all’occhiello del serraglio era la giraffa, esemplare unico e fra i più ammirati. L’intero serraglio seguiva l’imperatore in tutti i suoi spostamenti, durante la prima metà del Duecento. Di quest’apparato, straordinario per l’epoca, Federico si serviva soprattutto quando faceva il suo ingresso nelle città italiane che si animavano di allegria, stupore e curiosità. E’ importante sottolineare che Federico II possedeva alcuni serragli di animali esotici stabili nelle sue residenze, a dimostrazione del genuino interesse scientifico che il sovrano nutriva per la conservazione della natura, tanto da far somigliare i suoi serragli a “moderni zoo”. E’ quindi durante il medioevo che la natura, vista come nemica perché incontrollabile e minacciosa, inizia ad essere sistematicamente distrutta non solo per trarne beneficio ma anche per dimostrare la superiorità dell’uomo, esorcizzandone così il timore ancestrale.
Ilaria Buonfanti
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