Cinque anni fa in punta di piedi, se ne andava un grande uomo del Sud. Il 4 ottobre del 2006 moriva a Roma Riccardo Pazzaglia. Un  grande poeta e scrittore del Novecento spesso dimenticato come tanti altri poeti e artisti italiani. Credo che non esistesse una persona con il suo “spessore”, la sua semplicità, il suo umorismo e la sua sottile leggerezza nell’affrontare le cose della vita, nel mondo della cultura e dello spettacolo italiano. Ho avuto il piacere di conoscerlo nel settembre del 1993 e da lì in poi ogni tanto anche grazie all’amore per la “vera” storia di Napoli ci incontravamo alle presentazioni dei suoi libri o a qualche convegno organizzato dal Movimento Neoborbonico, di cui tra l’altro era presidente onorario e fondatore insieme a Gennaro De Crescenzo.

 

Le parole di Riccardo Pazzaglia sono lirica pura, un inno alla vita e un messaggio di speranza per i “vinti”.

“Credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l’acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù.
D’un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
così…
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso…”

“Ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso.
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà guarire poi
meraviglioso.
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita…
l’amore…
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso.
La luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso…
La notte era finita
e ti sentivo ancora.
Sapore della vita
Meraviglioso

Questa canzone, senza esagerare potrebbe, anzi dovrebbe, essere studiata nelle scuole come le poesie del Carducci del Pascoli, del Montale del Quasimodo dell’Ungaretti.

S. L.