E’ giunta in redazione questa ironica e sferzante lettera, che abbiamo sentito il dovere di pubblicare. “Allegria! Allegria! direbbe il compianto Mike Buongiorno oggi festeggiamo i 150 anni di unità d’Italia, credetemi non me ne ero proprio accorto se non fosse stato che ieri 30 settembre nella ex capitale del Regno delle Due Sicilie arrivasse niente popò di meno che il “successore” di Vittorio a Manovella e dove sarebbe andato? Sì proprio a palazzo reale dimora avita del Borbone napoletano. Obietterete sì ma il presidente è napoletano (ed ex comunista) ha inaugurato una mostra appunto dedicata a quel lontano e funesto evento. Ci sono le riproduzioni di accadimenti dell’epoca certamente le vittorie sabaude e quelle garibaldesi (sicuramente rinverdite), mentre gli sconfitti napoletani morderanno la polvere, ci è stato il codazzo di boiardi di stato e i pronipoti degli unitari dell’epoca si sono spellati le mani nell’applaudire la sconfitta, quelli di allora erano gli antesignani degli altri che alcuni decenni or sono cambiarono casacca per unirsi al vincitore e quindi vincitori anch’essi.
Mi è capitato di leggere il quotidiano napoletano per eccellenza di qualche giorno fa et voilà cosa ho trovato la genealogia del famigerato anno 1860. Immaginereste voi chi furono i nobili ascendenti dei fattacci accaduti in quell’anno ? presto detto i nonni del 1799 che si vendettero ai francesi e furono lieti di essere carusati gridando libertà che già avevano ma finalizzata a far fare, perdonate il bisticcio di parola, ai loro sovrani la stessa fine che avevano fatto quelli omonimi di Francia. Volevano la democrazia la ebbero e popolo furono soltanto essi stessi e pochi sodali. Fecero la fine che meritavano. Qualcuno si salvò con la fuga ma poi ebbe il perdono e tornò a casa riverito e con l’aureola del martirio. Mi fa pena il povero Settembrini rinchiuso nelle prigioni borboniche per aver cospirato e sputtanato all’estero il patrio governo facendolo apparire come la negazione di Dio. Anche se recenti studi hanno avallato una simpatica tesi, pare che nelle buie e funeste prigioni borboniche si stava tanto male da potersi permettere una dolce luna di miele in compagnia del suo innamorato, un altro padre della nazione, l’eroe Poerio. Povera Patria!
Ecco trattate le due tappe l’arrivo al 1860 è dato dal botto finale tutti schiavi non più soggetti liberi tutti a ripianare i debiti di casa Savoia e vivere in seguito più beoti che beati”.
Napoli 1/10/2011 Ferdinando La Salute
[t4b-ticker]