Da quando è iniziata l’era-De Laurentiis si è diffusa una pratica davvero inaspettata e immotivata: lo “scetticismo critico” a tutti i costi. Chi scrive ha vissuto i Napoli ferlainiani e maradoniani ma, credeteci, il Napoli non ha mai avuto un progetto vero e proprio. Si viveva alla giornata e dell’estro del dio-Diego e non a caso i nodi sono venuti tutti al pettine quando siamo arrivati addirittura al fallimento dal quale (è sempre utile ricordarlo) solo De Laurentiis ha avuto la volontà e la capacità di tirarci fuori e (è altrettanto utile ricordarlo) dai campi più sperduti della C ci ha portati, mantenendo fede a tutti gli impegni, sui campi dell’Europa che conta. Dobbiamo fare i nomi dei falsi tentativi di chi cercò di farsi solo pubblicità vantando investimenti che non sarebbero mai arrivati? Quali, le reali alternative a Don Aurelio? E che signifca affermare, come spesso accade: “ci spettava ritornare in Europa”? Senza questa società e senza questo staff (da quello commerciale a quello medico), come ci saremmo tornati? Da soli o con le collette? Eppure c’era e c’è ancora tra i tifosi e gli opinionisti della prima e dell’ultima ora una specie di risentimento sottile verso questa società: “il presidente deve cacciare i soldi”, il “presidente pensa solo a fare i soldi” ecc.ecc.. Qualche domanda semplice semplice: c’è in Italia un presidente che senza i soldi (eccessivi) dei club-giganti come Milan, Intero o Juve, abbia ottenuto in così pochi anni i risultati che sta ottenendo il Napoli spendendo i (comunque) tanti soldi che ha speso? Dobbiamo ricordare a qualcuno che dalle nostre parti ormai non si vendono o svendono i campioni ma si acquistano dagli altri ed in contanti e senza strani giri di banche? E perché il presidente (anche attraverso il merchandising o i diritti/tv) non dovrebbe incassare denaro come fanno tutte le società importanti nel mondo? Avete mai visto una società che lavora per non fare utili? Ancora più surreali, poi, le critiche “tecniche” operate quasi sempre da procuratori o ex calciatori (spesso riserve a vita di molti anni fa) o ex allenatori (spesso ai limiti delle categorie dei dilettanti) o da giornalisti a dir poco umorali: “il Napoli non ha un gioco e gioca solo di rimessa”, “il turn over non serve” e così via. A qualcuno è sfuggito che con il famoso contropiede si vincevano e si vincono titoli europei o mondiali. A qualcuno, poi, saranno sfuggiti pure i minuti di pressing irresistibili contro il Milan o il Villareal. E qualcuno dovrebbe capire che se Mazzarri (con le sue capacità di valorizzare giocatori dimenticati da altri) fa il turn over è solo per un motivo banale: i ragazzi dovevano riposare. Punto. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: a Napoli funziona solo il Napoli e questa squadra, per i milioni di emigranti che contiamo in tutto il mondo, per la passione sincera di tutti noi e per una storia che (come spesso ha ricordato De Laurentiis) ci vedeva tra le capitali mondiali in un Regno ricco di primati positivi, vale come e più di una Nazionale. E ci piace sempre di più questo Napoli fiero, arrabbiato, sfrontato e a testa alta, come il suo allenatore, come il suo presidente, come i Napoletani di una volta. Società, allenatore e calciatori lo hanno capito. Alcuni tifosi ed alcuni opinionisti, forse, lo devono ancora capire ma lo capiranno. Gennaro De Crescenzo, Salvatore Lanza. www.ilnuovosud.it