15 settembre, Catania, ore 21, Palazzo della Cultura, Cortile Platamone, via Landolina 5, Spettacolo Teatrale di Eliana Esposito: “Fratelli d’Italia: dov’è la vittoria”. Dopo la caduta del muro di Berlino, le due Germanie, quella dell’est e quella dell’ovest, hanno impiegato circa 12 anni per pareggiare il dislivello economico. Perché alle due “Italie”, quella del sud e quella del nord, non sono bastati 150 anni? Solitamente a questa domanda si risponde con i soliti luoghi comuni: i meridionali non hanno voglia di lavorare, sono sporchi, incivili, ignoranti, delinquenti, piagnoni, vittimisti, retrogradi, mafiosi. Ma se è vero, come è vero, che incalcolabile è il numero dei meridionali di talento che si sono distinti in tutte le epoche, in tutto il mondo e in tutti i campi, allora non è vero che i meridionali sono “geneticamente inetti”, sarebbe più onesto affermare che, nella loro terra, i meridionali non sono messi in condizione di lavorare. Se poi consideriamo anche il fatto che al momento dell’unità il dislivello non solo non esisteva ma addirittura il sud era più ricco, più industrializzato e più evoluto del nord, la deduzione che ne deriva è sconvolgente: il dislivello è stato volutamente creato e ancora oggi si fa di tutto per mantenerlo. In effetti, evidenti sono le differenze tra meridione e settentrione: al sud non abbiamo gli stessi servizi e le stesse infrastrutture del nord, è stata fatta l’unità politica, ma non è mai stata nemmeno pensata una politica unitaria. Analizzando la storia dell’unità d’Italia direttamente alle fonti, si scopre che troppe sono le bugie risorgimentali che circolano sui libri di scuola e che il nostro punto di vista è stato progettato dai vincitori che hanno scritto la storia. Certo, è inquietante scoprire che Garibaldi non fu l’eroe che ci hanno fatto osannare, che l’Unità d’Italia si ottenne col sangue e con i soldi dei meridionali, che i Savoia furono i precursori del nazismo che inventarono i lager dove i meridionali venivano lasciati morire di fame e di freddo e poi sciolti nella calce viva, ma la verità non deve fare paura, perché la verità non discrimina, non ha colore politico, non è proprietà privata… la verità è un bene che appartiene a tutti: nord e sud, ricchi e bisognosi, vincitori e vinti… la verità dovrebbe essere alla base di ogni società civile. Tutto ebbe inizio più di 150 anni fa con la calunnia. Famosa è quella dello statista inglese Gladstone che dopo una visita fatta nelle prigioni della città partenopea, definì il Regno delle Due Sicilie “La negazione di Dio”. In realtà l’ambasciatore britannico non aveva mai visto le prigioni, mentì su commissione, per conto del primo ministro inglese Lord Palmerston perché gli inglesi, oltre ad avere interessi economici sulla Sicilia, dovevano portare a termine il progetto della massoneria: abbattere le monarchie cattoliche. Ma le calunnie continuarono e non riguardarono più solo ‘o Re, ma anche la sua famiglia e poi i ministri, l’esercito, i napoletani e poi l’intero popolo meridionale. Questa calunnia si tradusse in pregiudizio razziale al quale fu dato perfino valore scientifico. Ed è con questo pregiudizio razziale che i fratelli del nord vennero a sud, non a liberarci, non a fare l’Italia, ma a colonizzarci usando qualsiasi tipo di violenza! I festeggiamenti per il 150° anniversario dell’unità d’Italia sono un’occasione preziosa per fare finalmente chiarezza su una storia mai raccontata, quella del nostro Sud saccheggiato, calunniato, mortificato, offeso, umiliato, schiacciato, deriso e cancellato… Eliana Esposito lo fa con il linguaggio a lei più consono, quello teatrale.
alessandro romano