Conoscere il passato, l’autenticità storica, come speranza per il futuro. Per gli scettici, i menefreghisti, gli scrittori e gli oratori di false verità, questo è solo uno dei tanti luoghi comuni. Finché un bel giorno, un certo Saviano alla Tv, parlando del “problema Napoli”: la munnezza, ricorda (che cosa splendida, ricordare!), tra le tante cose, quello che a Napoli succedeva ai tempi del Regno delle Due Sicilie: “E pensare che erano stati per primi i Borbone a lanciare la diversificazione dei rifiuti. Sembra incredibile, ma così recita un editto di Ferdinando II” e aggiunge: “quello che i Borbone sapevano, le giunte di centro sinistra e di centrodestra, i commissari straordinari, non hanno più saputo”. Ma allora…questi presunti “luoghi comuni” non sono poi così vani! Oggi, su tutti i giornali, c’è la lettera di un altro “signore” che guarda, con nostalgia e preoccupazione alla città di Napoli e scrive: “Alzati”. Un uomo che rivolgendosi alle “forze sane”, a quanti lavorano, vivono e costruiscono sulla propria terra, a quanti restano “dritti dinanzi alle avversità e non si piegano e vogliono che Napoli e tutto il Mezzogiorno siano rispettati in Europa e nel mondo”, sostiene con forza che “è tempo di tirare fuori l’orgoglio”.
Quest’uomo, fiero delle sue origini e della sua storia, spera e sogna per il futuro.
Il suo nome è Carlo di Borbone. Il Principe Carlo di Borbone.
Fabiana Liguori
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