Se Garibaldi fosse giunto a Napoli il 7 settembre del 2010, non avrebbe avuto la stessa strada spianata che ebbe 150 anni fa. Proprio così perché almeno a Napoli e nel Sud Italia la verità storica sta venendo man mano a galla e nel giorno dell’inizio delle celebrazioni per la ricorrenza dell’arrivo di Garibaldi a Napoli qualcosa si è mosso. Già all’alba i cittadini sono stati sorpresi da un curioso episodio: alcune strade della città dedicate a sovrani Savoia o ad eroi del risorgimento italiano hanno per qualche ora cambiato il loro nome attraverso alcuni cartoncini posti sulle targhe della toponomastica ufficiale. La nuova nomenclatura è stata riservata alle vittime dei massacri piemontesi avvenuti in seguito all’unità d’Italia e a vittime della mafia. Inoltre la statua di Garibaldi nell’omonima piazza e il busto di Vittorio Emanuele in Piazza Plebiscito sono stati adronati da una bandiera padana. Si tratta di un vero e proprio blitz avvenuto durante la notte e rivendicato dai membri del gruppo “Laboratorio Insurgenzia”.  Nel pomeriggio dello stesso 7 settembre al Maschio Angioino hanno avuto ufficialmente inizio le celebrazioni dell’Unità con degli incontri dedicati a Giuseppe Garibaldi. In questo caso il “Movimento Neoborbonico” non ha fatto mancare la sua presenza manifestando pacificamente in Piazza Municipio con bandiere borboniche, vessilli e manifesti di lutto che ricordavano la morte del sud e del regno delle Due Sicilie. Si tratta di episodi che si spera possano riportare la verità storica sul Sud Italia e nello stesso tempo risvegliare un sentimento di appartenenza che sproni i napoletani e i meridionali a lottare per riacquisire il ruolo che gli spetta.
di domenico matania