Nel corso di un dibattito sulle ultime vicende televisive legate ad Emanuele Filiberto di Savoia andato in onda domenica 7 marzo ne “L’arena” di Massimo Gilletti (“Domenica in”, Rai Uno), il Movimento Neoborbonico, invitato dalla redazione, rilasciava un’intervista nella quale venivano illustrate le ragioni del suo dissenso verso l’ultimo rappresentante della dinastia sabauda:   in considerazione delle sue non eccelse qualità canore o artistiche, si metteva in evidenza il fatto che “il principe”, per la sua notorietà, utilizzasse il suo nome e quello della sua dinastia diventando, di fatto, il simbolo anche del suo passato
I neoborbonici non potevano non ricordare, allora, che cosa rappresentarono per Napoli e per tutto il Sud i Savoia.
Con i Savoia, infatti, finì l’epoca dei primati positivi borbonici e iniziò quella dei massacri di migliaia di persone (i cosiddetti “briganti”), del saccheggio delle nostre banche, della distruzione delle nostre fabbriche, di una emigrazione prima sconosciuta e di una questione meridionale tuttora drammatica e irrisolta, senza entrare nel merito delle successive responsabilità legate alle guerre mondiali o alle leggi razziali.
Dopo 150 anni, ed in vista delle prossime celebrazioni, è giusto ritrovare una verità storica che appartiene a tutti i meridionali e a tutti gli italiani.
Lo scrittore ed opinionista Giampiero Mughini, presente in sala e famoso anche per la sua passione per la squadra della Juventus, definiva più volte “sciocche e degne del manicomio” quelle tesi.
I legali del Movimento hanno preannunciato una querela per quelle dichiarazioni lesive della dignità e dell’onorabilità dei neoborbonici e di tutti i meridionali che hanno subito le conseguenze di vicende ancora tragicamente attuali.
I neoborbonici da 18 anni svolgono attività culturali finalizzate alla divulgazione di tesi ormai supportate da fonti archivistiche e bibliografiche sempre più numerose e diffuse e che saranno lieti di sottoporre, nel corso di un eventuale pubblico dibattito-sfida, anche a Mughini.