La tradizione dei fuochi d’artificio fatti esplodere all’approssimarsi del nuovo anno affonda le proprie origini in una credenza popolare secondo cui rumori e botti scaccerebbero gli spiriti maligni allontanandoli dall’anno che sta arrivando. In particolar modo la nostra Napoli è famosa in tutto il mondo per una secolare tradizione relativa ai fuochi d’artificio; si narra che, anche  in epoca borbonica, a Napoli “si sparavano fuochi d’artificio ogni settimana per devozione”; avvenimenti e ricorrenze erano coronati da stupendi spettacoli  pirotecnici, specie le nozze tra Carlo III di Borbone e Maria Amalia di Sassonia. Se la tradizione si è conservata fino ai giorni nostri nei numerosi  eventi a sfondo pirotecnico organizzati dalla città di Napoli, c’è anche un’altra faccia della medaglia che non può essere trascurata. Purtroppo ogni Capodanno quella che dovrebbe essere una festa diviene una vera e propria guerra  civile; le strade di Napoli nelle ore che precedono la mezzanotte del primo  gennaio divengono impercorribili, si viene a creare un’atmosfera surreale, simile ad un campo di battaglia. Ormai sparare botti pesanti e pericolosi è divenuto uno status-symbol, anche tra i giovanissimi e tutte le iniziative volte a frenare il fenomeno sembrano vane. E anche quest’anno Napoli è finita sulle prime pagine dei giornali per il bollettino di guerra relativo alla notte di San Silvestro: il primo giorno del 2010 ha riservato ben 73 feriti di cui  dieci sono ancora minorenni. Sono dati che devono far riflettere: ecco come una tradizione può diventare pura follia.
di Domenico Matania
(foto videcomunicazioni)