Nell’ultimo libro di Brunetta appena pubblicato e dedicato al Sud, il ministro sostiene la tesi della necessità di una nuova “spedizione dei mille” per salvare i meridionali: la necessità dell’”invasione” di una nuova classe dirigente proveniente dal Nord e che sappia valorizzare le energie positive del Sud.
Il Movimento Neoborbonico, pur condividendo la critica verso le classi dirigenti del Sud (assenti o incapaci dal 1860 ad oggi), non può accettare paragoni con storie e personaggi sbagliati del cosiddetto “risorgimento” e  ha invitato il ministro Brunetta ad un pubblico dibattito, a Napoli, su questi temi tanto più attuali in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell’unificazione italiana e alla luce di una nuova storiografia che lo stesso presidente Berlusconi ha recentemente condiviso.
Le classi dirigenti meridionali assenti, incapaci, subalterne e complici di un sistema politico sostanzialmente anti-meridionale derivano proprio da quella spedizione che fu solo il primo atto dell’inizio di una conquista e di una colonizzazione che evidentemente ancora non è terminata.
Di “spedizioni dei mille” ne è bastata già una e ne paghiamo ancora le tragiche conseguenze (dai massacri di migliaia di cosiddetti “briganti” ad emigrazioni bibliche e questioni meridionali ancora drammaticamente attuali).
Il futuro del Sud deve passare per la ricostruzione della verità storica, delle radici e dell’orgoglio degli antichi Popoli delle Due Sicilie e non può prevedere nuove conquiste, nuove colonizzazioni e nuove  “spedizioni”…
L’ultimo libro di Aldo Cazzullo (presentato a Napoli) è l’ennesimo esempio di un antimeridionalismo e un antinapoletanismo mai cancellati dalle menti di tanti “intellettuali” nordici o, peggio ancora, meridionali ma sempre pronti a rinnegare le proprie origini.
Dal Nord ancora banalità e luoghi comuni, dal Sud ancora complessi di inferiorità vecchi, immotivati e dannosi che da 150 anni caratterizzano le nostre classi dirigenti.
Per Cazzullo l’Italia di oggi è in pieno declino perché si  sarebbe “meridionalizzata”, visto che “Borboni, ormai, sarebbero dappertutto”…
Cazzullo, evidentemente, non conosce la storia del Sud e dei Borbone; non conosce le leggi che regolavano l’impeccabile sistema degli appalti in quei tempi; non sa dei primati indiscussi del regno (e del diritto) napoletano; non sa che a corrompere con l’oro della massoneria inglese alcuni ufficiali borbonici furono proprio i suoi “compatrioti” venuti dal Piemonte o che decine di migliaia di soldati napoletani rifiutarono di giurare fedeltà al nuovo re preferendo morire di freddo nei lager di Fenestrelle o fucilati o decapitati come “caffoni” e “briganti” in una guerra che costò al Sud migliaia di vittime.
Magari i Borbone fossero davvero dappertutto, almeno dalle nostre parti: non avremmo conosciuto le stragi e i massacri del “brigantaggio” post-unitario, non saremmo stati costretti a emigrare (a milioni) dalla nostra terra, avremmo ancora uno stato autonomo e indipendente, ricco di molti dei primati (commerciali, industriali e culturali) conservati fino al 1860 e, probabilmente, classi dirigenti fiere, orgogliose, radicate e degne di rappresentare il Sud.
O forse i Tanzi con i loro crac o gli artefici dei più recenti intrighi finanziari italiani (coop, assicurazioni o banche che siano) o i tanti evasori fiscali svizzero-padani sono tutti di origini inaspettatamente meridionali?
Il Movimento Neoborbonico invita i meridionali ad evitare l’acquisto del libro di Cazzullo, autore non nuovo, del resto, a questo tipo di provocazioni.
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