La Pizza Napoletana fu il frutto di un “errore”.
Come accade per la maggior parte delle cose più buone e ricercate, molte sono le leggende anche sulla Pizza Napoletana, il piatto italiano per eccellenza, il più conosciuto al mondo. Qualcuno addirittura parla di un’origine cinese il cui segreto fu carpito dai grandi viaggiatori, qualche altro ne attribuisce una provenienza dalle legioni romane, altri ancora giurano che la Pizza Napoletana fu inventata dai genovesi.
Sfogliando le pagine della storia, nel X secolo troviamo comparire qualcosa che somiglia ad una pizza nel territorio dell’attuale Campania. Tale improvvisa comparsa coincide con le invasioni saracene che, in quel tempo, rappresentavano un vero e proprio flagello per le popolazioni rivierasche esposte alle loro scorrerie.
Di certo è che nell’840 una compagnia di Saraceni si insediò proprio presso il Fiume Garigliano, nell’attuale Minturno, a confine con la Campania, da dove, poi, cominciò una graduale e più pacifica campagna di espansione e di alleanze nell’interno.
Tra queste popolazioni arabe, vigeva l’uso di utilizzare come piatti, dove adagiare le minestre ed il cibo, delle focacce dure che, poi, dopo qualche utilizzo venivano gettate o date in pasto ai cani. Tale pratica la ritroviamo anche tra gli antichi marinai greci, fenici e, quindi, quasi sicuramente tra gli antichi romani.
Ritornando all’insediamento arabo del Garigliano, non a caso proprio in un antico documento scritto in latino e custodito in Gaeta, risalente pressappoco a quel periodo, si parla di “quell’impasto barbaro” fatto di farina di frumento, acqua e lievito che, “se non cotto al punto giusto”, diventa molliccio e poco idoneo per ricevere del cibo: era la “pizza”.
Considerato che prima del 1492, la scoperta dell’America, non si conosceva il pomodoro e che nemmeno la mozzarella era un prodotto conosciuto, le prime Pizze certamente non dovevano essere molto entusiasmanti. Tuttavia questo singolare prodotto gastronomico fu una scoperta molto gradita che integrò positivamente la scarna alimentazione soprattutto dei marinai di quel periodo.
Occorre arrivare sino al XVI secolo per trovare la cosiddetta focaccia genovese che, considerata la eccessiva morbidezza, l’esagerato spessore e l’aggiunta del latte ai restanti ingredienti, certamente non si può parlare di pizza.
Con l’avvento dei Borbone a Napoli, nel ‘700 la Pizza diventò il piatto nazionale e, quindi, “Napoletana” a tutti gli effetti, assumendo tutte quelle variabili e tutte quelle squisite caratteristiche che attualmente ben conosciamo.
Ma di segreti ne ha la Pizza Napoletana? C’è chi giura di sì ed ecco spiegato perché, spesso, tra migliaia di pizzerie sparse un po’ ovunque, poche sono quelle che riescono a sfornare la pizza giusta. Qualcuno ogni tanto svela qualche segreto, suggerisce qualche tocco particolare per fare della pizza un vero “piatto regale”, ma nessuno è pronto ad ammettere che la pizza “si fa fare da chi la ama”.
Fu, invece, solo frutto di uno squallido servilismo politico, l’attribuire alla regina Margherita di Savoia il nome della omonima pizza. Infatti, nel 1866 Francesco De Bouchard, parlando dei vari tipi di Pizza Napoletana, descrisse, tra l’altro, la margherita, così chiamata già dal 1849 per la sua originaria forma e composizione nei pezzi di mozzarella fusi a forma di petali che in qualche modo richiamano il fiore.
Margherita di Savoia, alla quale si vorrebbe dedicare la Pizza, nacque a Torino nel 1851 e diventò regina d’Italia il 9 gennaio del 1878 per aver sposato Umberto I, figlio dell’usurpatore Vittorio Emanuele II. Ben 29 anni dopo la vera nascita della Pizza margherita.
di Alessandro Romano
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