Ingiustamente definito brigante, braccato dall’esercito italiano, fu ucciso nella pubblica piazza.
Il generale è stato commemorato lo scorso 8 dicembre in una manifestazione in provincia dell’Aquila.
Finalmente è stata fatta chiarezza sull’impresa del generale spagnolo Josè Borjes che, dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie e l’annessione del Sud al costituendo stato unitario italiano, fu inviato dal Re Francesco II in esilio a Roma, a organizzare le bande di briganti abruzzesi in chiave anti Savoia. La sua spedizione trovò subito enormi difficoltà e molti capi delle bande non si fidarono di lui, lasciandolo isolato a fronteggiare le truppe regolari sabaude. Tale scollamento si rivelò fatale per Borjes che fu catturato in una cascina nei pressi di Tagliacozzo e fucilato nella piazza del paese. La propaganda nazionale lo indicò come un terribile brigante ma in realtà fu un generale che fino agli ultimi istanti di vita restò fedele a Francesco II eseguendo la missione a lui affidatagli. L’episodio della commemorazione della sua morte in chiave riabilitativa da parte del Sindaco della cittadina abruzzese di Sante Marie rappresenta un piccolo tassello nell’opera di sano revisionismo volto a riequilibrare le vicende storiche di un secolo e mezzo. Quell’episodio, come tanti altri legati al brigantaggio meridionale, furono vere e proprie azioni di resistenza armata ad un regno non riconosciuto da una fetta consistente della popolazione meridionale, soprattutto al di fuori delle grandi città.
Domenico Maria
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