A differenza di molti ministri e di molti giornalisti, ho inse-gnato diversi anni nelle scuole del Nord e da oltre vent’anni insegno in un istituto superiore di uno dei più famosi quartieri “a rischio” di Napoli. A Sud è saltato tutto: un corto circuito di carattere sociale, politico e culturale di cui nessuno sembra ancora capire l’importanza. La recente questione-spazzatura ne è solo l’ultimo e più semplice esempio: classi dirigenti indegne e colpevoli e ancora lì e per giunta sotto il braccio de-gli ennesimi salvatori venuti dal Nord, mentre le aziende (settentrionali) che avrebbero dovuto gestire tutto il ciclo-rifiuti e non lo hanno fatto continueranno a gestirlo magari come hanno fatto nel passato. E intanto, già a leggere i nomi dei candidati per le prossime regionali vengono i brividi, da sinistra come da destra (in 15 anni di predominio bassoliniano non ricordiamo un solo nome di un leader credibile dell’oppo-sizione). Pure fidandoci di quei dati, se è saltato tutto un sistema, perché la scuola dovrebbe ancora reggere? In pochi possono capire quanto possa essere difficile spiegare ad un ragazzo che ci sarà poco spazio, nella sua vita, per un progetto, una speranza, un sogno o semplicemente un lavoro vero oppure quando nella sua famiglia l’unica fonte di reddito è la pensione del nonno o un lavoro-nero. Restano comunque non poche, poi, le perplessità su quei dati di quella co-stosissima inchiesta se sono riusciti addirittura a farci sapere che uno status sociale ed economico superiore fa-vorisce la preparazione degli alunni e, pertanto, quasi tutto il Sud, inferiore al Nord più o meno dal 1860 a livello sociale e soprattutto eco-nomico, ha degli alunni meno preparati di quelli del Nord.Ma pure fidandoci di quei dati, le perplessità restano, se è vero che, come sostiene Bossi, al Nord ci sono troppi professori del Sud, è vero, allora, che i professori meridionali sono bravi. E se è vero che sono bravi al Nord, per quale misterioso motivo sono “da ri-formare” (è quello che il ministro Gelmini ha detto e ribadito) quando insegnano al Sud? Sarà tutta colpa dell’aria di mare e del clima solare?E siamo matema-ticamente sicuri che i ragazzi del Trentino o della Lombardia siano così immuni da strafalcioni e lacune quando una famosa trasmissione tele-visiva intervistò ministri e politici che (del Nord come del Sud) balbettavano di fronte a domande sulla scoperta dell’America? “Chiacchiere e distintivo” (leghista), come in quel dialogo di un famoso film. Evidentemente è più difficile pagare semplicemente meglio i prof o dare una palestra ad ogni scuola (nella mia l’aspettiamo da decenni). Evidentemente è più complicato diminuire il numero di alunni per classe, al contrario di quanto avviene annualmente (è il vero problema dell’insegna-mento). Più passa il tempo e più viene voglia di federalismo, ma di un federalismo vero: un fe-deralismo non solo fi-scale-pseudo-solidale, ma con la possibilità, magari, di fare accordi economici con qualche altra nazione, di motivare professori final-mente poco subalterni e capaci di spiegare ai nostri ragazzi la storia della Magna Grecia o del Regno delle Due Sicilie e non di Padanie che non sono mai esistite o di Italie che non sono mai nate.
di Gennaro De Crescenzo
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